La fine del buio by Johann Hari

La fine del buio by Johann Hari

autore:Johann Hari [Hari, Johann]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2019-04-08T22:00:00+00:00


PARTE TERZA

La riconnessione, o un diverso tipo di antidepressivo

14. La mucca

All’inizio del XXI secolo, lo psichiatra sudafricano Derek Summerfield atterrò in Cambogia, in mezzo a una campagna che assomigliava a tutti i cliché più comuni sul Sud-Est asiatico: placide risaie increspate a perdita d’occhio. Quasi tutti gli abitanti erano risicoltori poverissimi che vivevano nello stesso modo da secoli, ma avevano un problema. Ogni tanto uno di loro calpestava una montagnola di terra e nelle risaie echeggiava un’esplosione. Le vecchie mine antiuomo lasciate dalla guerra contro gli USA negli anni Sessanta e Settanta erano ancora lì, sparse in giro.1

Summerfield era laggiù per scoprire come il pericolo influisse sulla salute mentale dei cambogiani (mentre facevo ricerche su questo libro, ci sono andato anch’io). Per puro caso, poco prima del suo arrivo, gli antidepressivi erano stati messi sul mercato nazionale per la primissima volta, ma le aziende che cercavano di venderli erano in difficoltà. Saltò fuori che non c’era alcuna traduzione per la parola ‘antidepressivo’ nella lingua khmer. Era un concetto che pareva confondere i cambogiani.

Summerfield provò a spiegarlo. La depressione, disse, è un profondo senso di tristezza che non riesci a scrollarti di dosso. I cambogiani rifletterono attentamente e risposero sì, abbiamo delle persone di questo tipo. Gli fecero un esempio: un contadino che aveva perso la gamba sinistra per colpa di una mina si era rivolto ai medici e aveva ricevuto una protesi, ma non si era ripreso. Era costantemente preoccupato per il futuro ed era disperato.

Poi aggiunsero che non avevano bisogno di questi nuovi antidepressivi, perché avevano già dei rimedi per casi come quello. Summerfield, incuriosito, li pregò di essere più precisi.

Quando i medici e i vicini intuirono che l’uomo era in preda allo sconforto, discussero con lui della sua vita e dei suoi problemi. Era evidente che, nonostante la nuova gamba artificiale, lavorare nelle risaie era troppo faticoso per quel contadino. Era costantemente stressato e vittima di dolori fisici, e questo gli toglieva la voglia di vivere, spingendolo ad arrendersi.

Così ebbero un’idea. Credevano che sarebbe stato perfettamente in grado di fare l’allevatore e che questa mansione l’avrebbe costretto a camminare meno e a evitare i ricordi inquietanti. Perciò gli comprarono una mucca.

Nei mesi e negli anni seguenti, la sua vita cambiò. La sua depressione – una forma grave – svanì. «Vede, dottore, la mucca ha funto da analgesico, da antidepressivo» dissero i vicini a Summerfield. Per loro, un antidepressivo non era una sostanza capace di modificare la chimica cerebrale – un’idea bizzarra per la loro cultura – bensì lo spirito della comunità, la volontà di responsabilizzare insieme il depresso perché cambiasse vita.

Quando Summerfield ci rifletté, concluse che questo concetto era applicabile anche nel suo studio di psichiatra in un importante ospedale di Londra. Pensò ai suoi pazienti ed ebbe un’illuminazione.2 «Faccio la differenza quando esamino la loro situazione sociale, non ciò che hanno tra le orecchie» mi ha detto davanti a una birra.

Queste parole suonano strane alla maggior parte di noi occidentali nell’era degli antidepressivi chimici. Ci hanno detto



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