La fine dellamore. Amare e scopare nel XXI secolo by Tamara Tenenbaum

La fine dellamore. Amare e scopare nel XXI secolo by Tamara Tenenbaum

autore:Tamara Tenenbaum [Tenenbaum, Tamara]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fandango
pubblicato: 2022-02-04T23:00:00+00:00


Quando ho iniziato il liceo, nel 2002, Internet stava iniziando a entrare nella vita quotidiana di molti argentini di classe media. Io non avevo il cellulare, né mi importava di averlo (a quei tempi i telefoni non si connettevano alla rete; servivano solo a farti chiamare da tua madre per sapere dov’eri), ma passavo tutto il tempo concesso dalla primitiva e rumorosa connessione telefonica dell’epoca a navigare, mandare mail e chattare su Msn o Icq.67 “Tutto il tempo” erano massimo una o due ore al giorno: connettersi non solo era caro, ma manteneva anche occupata la linea del telefono che mia madre, pediatra, doveva tenere libera per lavorare. Come se non bastasse avevamo, come quasi tutte le famiglie che conoscevo, un solo computer posizionato in salotto che condividevamo mia madre, le mie sorelle e io. Internet era una parte importante della mia vita, ma una parte separata: uno spazio differenziato e con limiti chiari. C’era un momento della giornata (in realtà, quasi sempre, di notte) in cui mi connettevo: il resto del tempo semplicemente non c’era. Il dentro e il fuori la rete avevano ancora confini molto definiti.

In quegli anni muoversi su Internet era ancora difficile: non c’era la quantità di informazioni che ci sono adesso su ogni cosa che ci succede, e non era così facile trovarle. Nonostante questi limiti, la rete divenne una mia alleata. I primi anni di scuola laica furono molto duri, e mi aiutò in moltissimi aspetti. Quando eravamo dal vivo e di persona, le mie reazioni erano molto goffe: i miei compagni e le mie compagne parlavano di musica che non conoscevo, di cibo che non conoscevo, di luoghi che non conoscevo. Da un lato, Internet mi permetteva di cercare dati sulle cose che loro citavano (e di fingere immediatamente di avere sempre saputo a cosa si riferissero), dall’altro, mi dava il tempo di pensare prima di parlare o di abbellire un aneddoto, per non sembrare né troppo entusiasta né troppo annoiata. Noi, disadattati e disadattate a cavallo fra i due millenni, scoprimmo una cosa che la Generazione Z non noterebbe mai, perché i pesci non pensano nell’acqua: il web ci consentiva di controllare l’immagine che proiettavamo verso gli altri. Ci aiutava a mentire, ovvio, ma non era solo questo il punto: ci dava la possibilità di interagire con altre persone senza sentirci troppo esposti, protetti da una specie di armatura.

In molte e in molti sentivamo che quest’armatura ci permetteva di essere il nostro vero io: noi imbranate potevamo essere spiritose, e i taciturni diventare simpatici. Senza l’ostacolo del corpo, che è sempre imprevedibile e vulnerabile, ancor di più a tredici anni, tutti noi secchioni e secchione avevamo una seconda opportunità sulla terra. Per questo, forse, siamo stati gli early adopters del passato decennio: nel 2004, mentre navigavo in rete cercando community di persone affini, le persone che avevano successo sociale nel mondo reale restavano nel mondo reale. Internet era il nostro territorio: in un pianeta senza Instagram, le belle e i belli (o



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