La gioia di danzare by Nicoletta Manni

La gioia di danzare by Nicoletta Manni

autore:Nicoletta Manni [Manni, Nicoletta]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2023-10-30T23:00:00+00:00


AURORA

o il rigore

«La danza è una canzone del corpo,

una canzone di gioia e di dolore.»

Martha Graham

Ancora oggi fare la ballerina, o il ballerino, spesso non viene percepito come un «lavoro vero». Agli occhi di molti noi danzatori siamo una categoria a sé stante: genericamente, «artisti» che hanno avuto la fortuna di fare della propria passione una carriera. Che la danza per noi sia in primo luogo passione, non vi sono dubbi. E tuttavia è una passione che richiede, a chi la pratica a livello professionistico, un’abnegazione pressoché totale. Per il danzatore non c’è separazione tra vita e lavoro, e anzi la vita – se così vogliamo intendere, in modo piuttosto riduttivo, ciò che accade fuori dalla sala prove e dalla scena – è scandita dal ritmo che la danza impone. Il sacrificio di sé a beneficio della danza è una scelta che il ballerino compie fin da giovanissimo e ogni giorno rinnova, mettendo sempre al primo posto, davanti a tutto, l’esercizio, lo studio, il mantenimento di un equilibrio fisico duramente conquistato ed estremamente fragile. Nel corso degli anni il teatro per il quale danziamo diventa casa, il corpo di ballo famiglia. In un collega si può scoprire un amico fraterno, e allo stesso modo un maestro può fare le veci del padre, o una maestra della madre, soprattutto quando a dieci o a dodici anni ci si ritrova, di punto in bianco, lontani dagli affetti che ci hanno cresciuti.

Quando mi capita di frequentare persone estranee al mondo della danza, e che magari conosco fin da bambina, mi rendo conto dell’abisso che separa le nostre vite. È come se la strada percorsa fianco a fianco durante l’infanzia si fosse a un certo punto biforcata, dapprima quasi inavvertitamente, ma con costanza, fino a condurci in luoghi che non avremmo mai potuto immaginare così distanti.

Se il rigore è uno dei tratti che contraddistinguono la vita di un ballerino, nel corso della mia carriera alcuni incontri più di altri me ne hanno trasmesso il valore.

Una volta entrata a far parte del corpo di ballo della Scala, Roberto Bolle mi offrì subito l’occasione di comprendere cosa significhi nel concreto amare la danza. Sempre il primo ad arrivare in sala prove, sempre l’ultimo ad andare via, non l’ho mai sentito pronunciare frasi come «sono stanco» o «non ce la faccio più», «ora basta». Nelle tournée del suo gala Bolle & Friends, se a ogni ballerino della compagnia sono assegnati uno o due pezzi, e tanto basta per arrivare esausti a fine spettacolo, Roberto arriva invece a danzarne anche cinque o sei a serata. Senza battere ciglio affronta la fatica e la stanchezza con una capacità di resistenza che ancora oggi, dopo tanti anni, mi sorprende. Così come mi sorprese, una mattina, trovarlo in sala prove mentre si riscaldava da solo alla sbarra: ricordo che era rientrato con un volo da New York poche ore prima, a notte fonda, e quello avrebbe dovuto essere il suo giorno libero.

Ma Roberto non riposa, regge ritmi che anche all’interno del nostro ambiente sono ben lontani dall’ordinario.



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