La lista di Schindler by Thomas Keneally

La lista di Schindler by Thomas Keneally

autore:Thomas Keneally [Keneally, Thomas]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 2012-09-28T22:34:26+00:00


Poi ci fu una campagna per portare all'Emalia il rabbino Menasha Levartov,

mascherato da metalmeccanico a Płaszòw. Levartov era un dotto rabbino di città,

giovane e con la barba nera. Era più liberale dei rabbini provenienti dagli shtetls

polacchi, quelli che credevano che il Sabbath fosse più importante perfino della vita e

che, negli anni 1942 e 1943, furono fucilati a centinaia ogni venerdì sera perché si

rifiutavano di lavorare nei campi di lavoro forzato della Polonia. Era uno di quegli

uomini che, anche in anni di pace, avrebbe detto alla sua congregazione che Dio

poteva essere onorato con la inflessibilità dei devoti, ma nello stesso tempo anche con

la flessibilità dei saggi.

Levartov era stato sempre ammirato da Itzhak Stern, che in quel periodo

lavorava all'ufficio costruzioni sotto la giurisdizione di Amon Goeth. In passato, nei

momenti di relax, Stern e Levartov se ne stavano per delle ore davanti a un bicchiere

di herbata, a lasciarlo raffreddare mentre discutevano dell'influenza di Zoroastro sul

giudaismo, o viceversa, o del concetto di mondo naturale nel taoismo. Stern, quando

si trattava di religioni comparate, provava maggiore soddisfazione a parlare con

Levartov che non con quel gradasso di Oskar Schindler, che tuttavia aveva un debole

per lo stesso argomento.

In occasione di una visita di Oskar a Płaszòw, Stern gli disse che bisognava in

qualche modo trasferire Menasha Levartov all'Emalia, altrimenti Goeth lo avrebbe

sicuramente ucciso. Infatti Levartov possedeva un alto tasso di visibilità - una

questione di presenza. Allo stesso modo degli oziosi, quei tipi di persone attiravano

l'attenzione di Goeth. Stern raccontò a Oskar come il comandante avesse tentato di

assassinare Levartov.

Il campo di Amon Goeth ormai ospitava più di trentamila persone. Sul lato

dell'Appellplatz prossimo alla cappella mortuaria ebrea, ora trasformata in stalla,

sorgeva un campo polacco che poteva contenere circa milleduecento prigionieri.

L'Obergruppenführer Krüger era rimasto così soddisfatto dopo l'ispezione del nuovo

fiorente campo che aveva elevato di due gradi delle SS il comandante,

promuovendolo al rango di Hauptsturmführer.

Oltre ai numerosi ebrei polacchi, a Płaszòw venivano anche ospitati ebrei dell'est

e della Cecoslovacchia, in attesa che si facesse posto per loro ad Auschwitz-Birkenau

o a Gröss-Rosen. Talvolta la popolazione del campo superava le trentacinquemila

unità e al momento dell'appello l'Appellplatz brulicava di gente. Perciò Amon era

costretto a fare una cernita tra i primi arrivati per far posto ai nuovi prigionieri. E

Oskar sapeva che il metodo sbrigativo del comandante consisteva nell'entrare in un

ufficio o in una officina del campo, formare due file e farne uscire una. Quest'ultima

sarebbe stata destinata al forte austriaco, per un'esecuzione sommaria, ai carri

bestiame della stazione Cracovia-Płaszòw, oppure, dopo la sua costruzione

nell'autunno del 1943, al raccordo ferroviario presso le baracche fortificate delle SS.

Stern raccontò a Oskar che, durante una delle sue bravate, qualche giorno prima

Amon era entrato nell'officina meccanica. I sorveglianti, schierati come tanti soldati,

si erano affrettati a fare il loro rapporto, ben sapendo che sarebbero anche potuti

morire per una incauta scelta delle parole. «Mi servono venticinque operai», disse

Amon ai sorveglianti quando ebbero finito di parlare. «Venticinque e non di più.

Indicatemi i più qualificati.»

Un sorvegliante indicò Levartov e il rabbino si unì alla fila, rendendosi conto

che Amon lo aveva notato in modo particolare. Ovviamente nessuno sapeva quale



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