La nostra Vittoria: Duologia di Stefano e Vittoria #2 (Italian Edition) by Fede Mas

La nostra Vittoria: Duologia di Stefano e Vittoria #2 (Italian Edition) by Fede Mas

autore:Fede Mas [Mas, Fede]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B071DQGPF4
pubblicato: 2017-04-26T05:00:00+00:00


La sera era giunta, la luce fioca del crepuscolo inondò la stanza. In fondo all’ingresso del reparto c’era una statua della Vergine Maria, fra i ceri. La raggiunse. Vittoria mise le mani giunte e fece una preghiera, chiudendo gli occhi.

“ Vergine Maria ascoltami, fa’ ritornare in vita il mio Stefano. Madre di Dio, tu puoi capirmi.” Riaprì gli occhi e vide vicino alla porta d’entrata del reparto, due facce poco raccomandabili, erano alti e biondi, li seguì. Parlavano fra di loro.

“ I russi!”

I due entrarono in un altro reparto.

“ Cavolo che faccio?” pensò con la mente confusa.

Rientrò nel dipartimento di rianimazione. Camminò avanti e indietro, in preda al panico: «Vittoria devi stare calma» si disse. Era nervosa, ma anche impaurita. Sbirciò fuori dalla porta, e vide i due che continuavano ad aprire ogni camera, stavano cercando qualcuno, e lei sapeva bene chi. Il prossimo settore era quello dove si trovavano loro. Vittoria era alle loro spalle e notò una pistola che sporgeva dalla camicia di uno dei due.

“ Oddio, sono venuti a finire il lavoro. Ma com’è possibile che siano ancora in circolazione dopo l’arresto di questa notte?”

Corse, in cerca dei medici, di qualcuno che potesse aiutarli. Era una corsa contro il tempo. Il terrore stava prendendo il sopravvento.

“ Ci sono! La sala dei medici.”

«Ho bisogno di aiuto!» gridò disperata quando entrò nella stanza dei dottori. Avrebbe voluto mordersi la lingua: aveva rischiato di farsi beccare. Era nei guai, e non sapeva come tirarsene fuori. Avrebbero fatto fuoco su Stefano, senza scrupoli, senza esitare. Con la mano tremula tirò fuori il cellulare, e compose il numero di emergenza: «Pronto, Carabinieri? Sono all’ospedale di Andria. Mio marito è in pericolo» esordì. Osservò fuori dall’entrata del reparto, e dei due non c’era traccia.

«Rispondo dal reparto di Bari, le passo la centrale di Andria. Attenda in linea.» rispose il militare. «È urgente, ci stanno ammazzando» protestò.

Ma quello al telefono parve non sentirla, e mise la chiamata in attesa. La musichetta registrata risuonò come quelle dei film horror. Mise giù, e il panico divenne rabbia: «Cazzo, devo agire alla svelta.» Raggiunse di corsa la stanza in cui Stefano era ricoverato. Accostò una barella accanto a lui e ce l’adagiò sopra. Stava correndo il rischio di farlo morire, ma non aveva altra scelta. Spinse Stefano sulla portantina, sperando che il rumore non attirasse l’attenzione dei killer. Aprì una porta di sicurezza e raggiunse il cortile. Entrò da un’altra porta, sul lato opposto della clinica. Sulla targhetta di metallo vi era inciso: “Obitorio”. S’intrufolò in fretta nella camera mortuaria. Un odore nauseante la portò a coprirsi immediatamente e istintivamente il naso. C’erano cadaveri ovunque, tutti coperti da un lenzuolo. Infilò la barella fra gli altri letti e coprì Stefano con un lenzuolo. Si accovacciò lì di fianco e sbottò in un pianto, che cercò di frenare spingendo i palmi sugli occhi. Sollevò il lenzuolo con due dita, una sua lacrima cadde sul viso di Stefano. Lo baciò. Era freddo, cercò di riscaldare il suo cuore, che ancora batteva.



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