La potenza della distrazione by Alessandra Aloisi;

La potenza della distrazione by Alessandra Aloisi;

autore:Alessandra, Aloisi; [Aloisi, Alessandra ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Universale Paperbacks il Mulino
ISBN: 9788815363480
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2020-08-15T00:00:00+00:00


È qui – nei gesti impercettibili dove lo sforzo volontario è meno intenso, nei piccoli movimenti involontari compiuti sovrappensiero e apparentemente insignificanti – che il distratto coglie senza volerlo i segni che rivelano il carattere di una persona, le sue inclinazioni e passioni dominanti. Sono appunto questi – i movimenti involontari che accompagnano quelli volontari senza essere determinati dallo scopo e dalle intenzioni di questi ultimi – i gesti attorno a cui Balzac costruisce la sua «teoria dell’andatura» e che già Schiller riteneva rivelatori del modo di sentire. In essi l’interiorità diventa perfettamente leggibile nell’esteriorità: «Dai discorsi di una persona si potrà dedurre ciò che essa vuole essere considerata, ma quello che realmente è si deve tentare di intuirlo dalla mimica che accompagna le sue parole e dai suoi gesti, quindi da movimenti che essa non vuole»[61]. Sono ancora questi, secondo il critico d’arte Giovanni Morelli (il cui metodo verrà sistematizzato da Berenson), i movimenti nei quali, quando si cristallizzano in una pennellata, lo sguardo del connaisseur impara a riconoscere la mano inconfondibile di un artista, erigendo a regola quella dissociazione visuale che è propria degli stati di distrazione e consente di rompere le abitudini percettive. Al pari del distratto, il connaisseur non presta attenzione ai soggetti principali dei dipinti, ma si lascia rapire dai particolari trascurabili e meno appariscenti che normalmente passano inosservati e sfuggono persino all’attenzione minuziosa degli imitatori (la forma di un orecchio, il contorno dell’unghia di una mano). Come i piccoli gesti inconsapevoli rivelano il nostro carattere più di qualunque atteggiamento accuratamente studiato e preparato, così questi particolari secondari, non culturalmente condizionati dalla scuola di appartenenza e di cui spesso nemmeno l’artista è consapevole, racchiudono le caratteristiche tanto ineffabili quanto inequivocabili del suo stile[62]. Il caricaturista, interessato più alla fisionomia che alla fisiognomica, si posiziona sullo stesso livello di esperienza quando coglie, nell’espressività delle forme e dei tratti di un volto, la fossilizzazione di determinati gesti o movimenti involontari e riesce a mettere in luce, secondo le parole di Bergson, «lo sforzo di un’anima che lavora la materia»[63] fino ad annullare ogni differenza tra profondità e superficie. Una volta ritratto dal caricaturista, non possiamo più fare a meno di vedere anche nell’originale quel che l’abitudine ci impediva di notare.

Forse è proprio qui che va cercata la ragione inconfessabile dell’irritazione che proviamo verso chi è distratto mentre stiamo parlando: sappiamo bene che se non ci ascolta è perché la sua attenzione è stata catturata da quei particolari secondari dove la verità si tradisce nostro malgrado. Ciò che questi particolari rivelano di noi o degli altri è spesso talmente incoerente e dissonante rispetto all’immagine cosciente che di una determinata persona o situazione ci componiamo razionalmente e consapevolmente, attraverso la conversazione e la frequentazione abituale, che il più delle volte finiamo per dubitare della veridicità di quelle impressioni isolate e fuggitive, rispetto alle quali non abbiamo altro che la flebile testimonianza dei nostri sensi[64]. Questo non significa che la persona che si lascia sfuggire tali segni impercettibili sia subdola



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