La regina ribelle by Elizabeth Chadwick

La regina ribelle by Elizabeth Chadwick

autore:Elizabeth Chadwick [Chadwick, Elizabeth]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Tre60
pubblicato: 2018-10-25T00:00:00+00:00


29

Anatolia, gennaio 1148

Alienor si girò nel letto, si tirò su le pellicce fino alle orecchie e si accoccolò contro Giselda per scaldarsi.

«Pioggia», annunciò Marchisa, che aveva messo il naso fuori dalla tenda per annusare l’aria dell’alba. «Potrebbe anche diventare neve.»

Alienor sbuffò e sprofondò sotto le coperte. Tutti parlavano del caldo soffocante dell’Oltremare, ma il freddo sugli altopiani gelava le ossa.

Quel giorno li aspettava l’improbo compito di scalare il monte Cadmo per dirigersi verso la costa, ad Adalia. L’idea di salire su una montagna con il vento e il nevischio le faceva passare ogni voglia di alzarsi. Se soltanto avesse potuto svegliarsi a casa a Poitiers, oppure ad Antiochia ma senza che ci fosse in mezzo un viaggio.

Da fuori sentiva l’accampamento che si svegliava: uomini che tossivano, brandelli di conversazione intorno al fuoco; gli zoccoli e i nitriti dei cavalli che ricevevano il mangime. Il minaccioso fruscio di una spada affilata sulla cote.

Marchisa stava allestendo il braciere nella loro tenda e le porzioni di agnello freddo e pane non lievitato per la colazione. Con grande riluttanza Alienor si alzò a sedere e si stropicciò gli occhi. Le mani le odoravano di fumo e di grasso dalla sera prima. L’istinto di osservare le buone maniere e restare puliti e freschi svaniva nel nulla di fronte all’esigenza di restare asciutti e caldi. Non si era scomodata a tirare fuori lo specchio dai bagagli nelle ultime cinque sere, e gli abiti di seta che indossava a Costantinopoli erano relegati in fondo ai fagotti.

Si fece coraggio e scese dal letto. Aveva dormito con pesanti calzettoni, la camicia e un abito di lana. Ora indossò un paio di morbide brache di lino e vi attaccò dei calzoni di pelle da uomo, da equitazione. Lei e le sue donne avevano adottato quell’abbigliamento dopo la partenza da Costantinopoli perché era confortevole e pratico all’avanzare dell’inverno e su terreni ostili. Goffredo di Rancon, molto divertito, le aveva chiamate «le Amazzoni» quando aveva scoperto quei vesititi mentre aiutava Alienor a montare in sella. Quel soprannome si era diffuso rapidamente tra gli uomini. Luigi non era per niente contento. Sosteneva che fosse indegno della regina di Francia e che quindi facesse fare brutta figura a lui, ma dato che Alienor e le altre dame indossavano abiti perfettamente rispettabili sopra i loro calzoni, e dato che i calzoni le aiutavano a mantenere il ritmo, si era limitato a qualche occhiataccia.

Alienor si coprì i capelli e andò a guardare fuori. Nell’aria c’era il fumo pungente dei fuochi accesi sotto le tettoie delle tende. Notò lampi di bianco nella pioggia e capì che più su sulle montagne stava nevicando. Mentre meditava sulla sgradevole prospettiva di cavalcare con quel maltempo, vide un gruppo di guardie che tornava dal picchetto notturno.

«I turchi sono là fuori», stava dicendo un soldato agli uomini intorno al fuoco. «Ci gireranno intorno come avvoltoi aspettando il momento giusto, quei diavoli. Abbiamo trovato altri due cadaveri di tedeschi macellati e depredati, poveretti. Il cranio schiacciato come una mela.»

Alienor sentì contrarre lo stomaco. Guardandosi intorno vide che Marchisa aveva sentito.



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