La terra del rimorso by Ernesto De_Martino

La terra del rimorso by Ernesto De_Martino

autore:Ernesto De_Martino [De_Martino, Ernesto]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: archivio ladri di biblioteche
editore: il Saggiatore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


II. Il simbolismo dell’oistros

I paralleli etnologici e folklorici del tarantismo pugliese sono serviti per un verso a una prima inserzione di questo fenomeno in una più vasta rete di rapporti culturali, e per un altro verso ne hanno meglio confermato il carattere di particolare plasmazione del costume religioso, pur nel quadro di parentele storicamente determinate. Sempre nell’intento di una più precisa individuazione storica – e non di un’antistorica «riduzione» – dobbiamo ora volgerci a un altro ordine di parentele, orientate più verso gli ascendenti che verso i collaterali: fuor di metafora, dobbiamo ora volgerci agli antecedenti classici del tarantismo pugliese, cioè a quei suoi aspetti che trovano riscontro nella vita religiosa greca, di cui l’Apulia fu, come parte della Magna Graecia, una provincia culturale. Simbolismo del morso, scenario arboreo e acquatico del rito, altalena, specchio, spada e catartica coreutico-musicale si ritrovano nel mondo religioso greco secondo strutture mitico-rituali e funzioni esistenziali analoghe, che richiamano quelle del tarantismo e che, rispetto a esso, stanno come antecedenti storici.

L’analisi può prender le mosse dal tema centrale del tarantismo pugliese, il simbolismo del morso. Nel mondo greco un primo indice a favore di un simbolismo del genere si ricava già da quel genere medico-letterario ed erudito che godette particolare favore dall’età ellenistica in poi e che concerne i morsi degli animali e i loro effetti sull’uomo.201 Già il fatto che una letteratura del genere abbia potuto formarsi e abbia avuto fortuna accenna a una eredità magico-religiosa dominata dalla valutazione emozionale dell’animale che morde e avvelena, sia esso un ragno, una serpe o un cane rabido. Nella descrizione resa da Nicandro sulle conseguenze del morso del falangio in cui può incorrere chi va a spigolare,202 il moderno storico della medicina potrà ravvisare il quadro clinico più o meno preciso e probabile di una crisi di aracnidismo (tremore, convulsioni, delirio, priapismo etc.): ma quando Filumeno riferisce che avvicinandosi a un morsicato da falangio si correva il rischio di cadere nella stessa crisi di cui pativa il morsicato,203 lo storico della vita religiosa non può fare a meno di pensare a quel tipo di rapporti simbolici che nel tarantismo pugliese sono stati definiti come «imitazione del comportamento dell’avvelenato» e che effettivamente sono suscettibili di contagio psichico e di plasmazione culturale secondo tradizioni definite. Analogamente quando Nicandro accoglie il rapporto fra il colore dello scorpione e gli effetti del suo morso e parla di uno scorpione bianco che sarebbe innocuo, di uno rosso che darebbe febbre e sete, e di uno nero – più dannoso di tutti – che provocherebbe delirio,204 è lecito intravedere l’eredità di una ideologia richiamante ancora una volta simbolismi cromatici che l’analisi del tarantismo ci ha reso familiari. Ancora, quando Plinio riporta la tradizione, anche altrove attestata, secondo la quale a Latmo in Caria il morso dello scorpione era letale solo agli indigeni, ma lasciava indenni i forestieri,205 non si può fare a meno di pensare alla taranta che secondo la tradizione sarebbe dannosa solo in Puglia e soprattutto per i pugliesi, o che



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