La terza guerra mondiale? Chi comanda, Obama o Wall Street? (Italian Edition) by Elido Fazi

La terza guerra mondiale? Chi comanda, Obama o Wall Street? (Italian Edition) by Elido Fazi

autore:Elido Fazi [Fazi, Elido]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economia
Amazon: B007PCGBOA
editore: EDIGITA
pubblicato: 2012-03-27T22:00:00+00:00


Nel 1999 Clinton, come abbiamo visto in precedenza, abolì definitivamente la linea di confine tra banche d’investimento e banche commerciali, il cui fondo rischi sui crediti cresceva di giorno in giorno. La legge, firmata dal presidente il 12 novembre 1999, fu ribattezzata Financial Services Modernization Act, o glb dalle iniziali dei primi firmatari.

«Questa legislazione è davvero storica», dichiarava Clinton. «Siamo all’altezza di quanto chiede il popolo americano».

Wall Street salutò quell’annuncio con un balzo in avanti di 174 punti dell’indice Dow Jones. E Lawrence Summers – ministro del Tesoro e maestro di cerimonie dell’approvazione della legge, immortalato in foto con un Clinton raggiante al momento della firma, attorniato da senatori e deputati – aggiunse: «Con questa legge il sistema finanziario americano compie un gran balzo in avanti verso il xxi secolo!».

Quel giorno, naturalmente, c’era anche Alan Greenspan a festeggiare.

I danni prodotti dalla modernization furono ulteriormente amplificati dall’esito della trattativa fra Repubblicani e Democratici per far approvare il provvedimento. I primi ottenevano la legge, con il via libera alla deregolamentazione di tutti gli swaps. I secondi, pur vicini ormai al mondo finanziario, dovevano comunque offrire qualcosa di concreto anche al loro elettorato più tradizionale, insensibile alle gioie di Wall Street, e lo fecero inserendo nella glb una clausola sociale: offrire i vantaggi offerti dalla nuova legge anche alle banche che concedevano mutui alle minoranze e ai ceti economici più disagiati

Il mito di una nuova finanza autoregolata si univa a quello dell’indebitamento capace di realizzare il sogno americano di una casa di proprietà per tutti, anche per chi non aveva soldi. Partiva così la grande stagione dei mutui subprime, che passarono da 160 miliardi di dollari nel 2000 a 1.300 miliardi nel 2007.

La glb passò a larghissima maggioranza al Senato e alla Camera. Fra gli otto senatori che votarono contro, c’era Byron Dorgan, Democratico del Nord Dakota: una sua dichiarazione filmata all’epoca è diventata, dieci anni dopo, un video di culto in rete. «Voglio mettervi in guardia oggi contro questa legge, che penso sia sostanzialmente terribile», dice il senatore nel filmato. «Penso che tra dieci anni ci guarderemo indietro e diremo che non avremmo dovuto farlo». Decine di voci della società civile si levarono in protesta. Alcuni misero in guardia sul fatto che si stavano creando dei giganti finanziari ingovernabili, che un giorno i contribuenti avrebbero dovuto comunque salvare. Ma come si faceva a combattere una legge battezzata Financial Modernization senza apparire retrogradi?

Il successore di Greenspan alla fed, Ben Bernanke, rimarrà sulla stessa linea ancora nel maggio 2007, due mesi prima dell’inizio degli interventi di salvataggio. In collegamento via satellite a un convegno in Georgia sui mercati finanziari, Bernanke dichiarava: «L’innovazione finanziaria ha portato enormi benefici. E la dispersione del rischio in modo più ampio nel sistema finanziario ha, finora, aumentato la resistenza del sistema e dell’economia». A dimostrazione del fatto che la fed non aveva capito nulla.

All’inizio del nuovo millennio, le banche erano ansiose di evitare che troppi bad debts apparissero sui loro bilanci e così cominciarono a impacchettarli e rivenderli a investitori non soggetti a controlli.



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