La vita agra by Luciano Bianciardi

La vita agra by Luciano Bianciardi

autore:Luciano Bianciardi
La lingua: it
Format: mobi, epub
ISBN: 8845249115
pubblicato: 2005-12-31T23:00:00+00:00


VII

Ogni giorno io trascorrevo in tram almeno un'ora e mezzo. Bene, chi non sa può forse credere che, viaggiando su quel mezzo pubblico quarantacinque ore ogni mese, in capo all'anno uno debba avere fatto centinaia di conoscenze, decine di amicizie.

Per esempio, quelli che per ragioni di lavoro prendono ogni giorno l'accelerato fra Follonica e il paese mio, li vedrete salutare dal finestrino casellanti e capistazione, preoccuparsi se a Giuncarico non sale, come ogni mattina, il Marraccini, e poi domandare perché e come sta, ai conoscenti. Il conduttore nemmeno chiede più il biglietto, caso mai si ferma un momento, ti si siede accanto, accetta una sigaretta, s'informa se andrai anche tu a ballare a Braccagni, il sabato. Molti si sono sistemati così, incontrando sull'accelerato la futura sposa, per esempio mio zio Walter, che lavora nelle ferrovie, e che potendo si risposerebbe anche, perché di belle ragazze in treno se ne incontrano parecchie, e non è difficile attaccare.

Qui no. Ogni mattina la gita in tram è un viaggio in compagnia di estranei che non si parlano, anzi di nemici che si odiano. C'è anche un cartello che vieta le discussioni col personale, e minaccia l'articolo 344 del codice, contro l'ingiuria nei suoi confronti. Così la gente subisce spaurita e silenziosa i rabbuffi gutturali del bigliettaio, che sollecita continuo e insistente di andare avanti, come facevano un tempo le zie dei casini, e dosa parsimoniosamente l'apertura delle porte automatiche, e ci richiama quando necessario al regolamento. «Siamo passibili di sanzioni disciplinari» precisa.

Il conducente siede cupo e serio, pronto col piede sul campanello, quando sulla strada si pari un veicolo o un pedone. Il bigliettaio sta dietro, sollecito ai rabbuffi dei viaggiatori e al dosaggio della porta automatica. La gente li rispetta e li teme e li odia, e del resto odia tutto il suo prossimo.

È difficile riconoscere una faccia, anche se fai tutti i giorni, per anni, la solita linea. Questo anche perché si somigliano tutti, i passeggeri del tram. Ci sono tre tipi fondamentali di faccia: la faccia del ragioniere in camicia bianca, con gli occhi stanchi di sonno già alle otto del mattino, talvolta i baffetti, sempre due solchi profondi che partono da sotto le occhiaie bluastre e arrivano agli angoli della bocca; poi c'è la faccia disfatta della casalinga, che va al mercato lontano perché si risparmia un po' di dané, e nonostante l'ingombro della sporta piena è sempre la prima a salire; infine c'è la dattilografetta con le gambette secche, che ha una faccia smunta, stirata, alacre, color della terra, color del verme peloso che striscia sulle foglie dei platani.

Non si vede altro. Certe magnifiche ragazze le incontri soltanto dopo le cinque del pomeriggio, a piedi nelle vie del centro: hanno le gambe lunghe e tornite, un incarnato di porcellana, il sedere alto e tondo, superbo. Ti chiedi come facciano a ritornare a casa, perché sul tram non le incontri mai. Ma forse hanno qualcuno che le riaccompagna in macchina, e così fanno una vita sempre divergente dalla tua.

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