La vocazione by Adriano Prosperi

La vocazione by Adriano Prosperi

autore:Adriano Prosperi
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Siamo davanti a un rifiuto di obbedienza in nome della fedeltà alla chiamata: un rifiuto che nasceva con il consenso e l'appoggio della Compagnia. La premessa in punto di diritto rivela i suggerimenti di chi aveva in quel momento la responsabilità del ragazzo nel collegio palermitano della Compagnia. Non per niente insieme alla lettera personale partí molto probabilmente alla volta di Roma anche quell'anonima Informatione d'Ottaviano Cesare, che riassumeva piú stringatamente, come si è già fatto cenno, i dati di fatto, confermando tutti i punti a favore della sua richiesta e spiegando a quale punto fosse la questione ora che se ne discuteva nella Roma papale20.

Di fatto, il caso di Ottaviano Cesare si trascinò ancora a lungo. Ci fu il tentativo di mandarlo in Spagna, lontano dalla giurisdizione dei cardinali romani. Si aggiunse una lunga malattia. E in quell'occasione arrivò al giovane il permesso di Ignazio di scegliere come luogo di riposo e di risanamento «nel collegio nostro o in casa delli vostri parenti», sospendendo «li essercitii spirituali o corporali», mantenendo però «la confessione ogni 8 giorni con li nostri»21. Di fatto, la cosa si chiuse con una sconfitta sua e della Compagnia. Una lettera del giovane a Ignazio del 31 maggio 1556 ci dice che era tornato nella casa materna, era malato e chiedeva di essere sciolto dai voti. E tuttavia la cosa si trascinò ulteriormente. Due anni dopo la questione era ancora aperta: lo si ricava da una lettera di Colapietro, il padre del ragazzo, al generale Laínez nel gennaio 1558 piena di accuse contro i metodi di proselitismo dei gesuiti tacciati di ipocrisia e di sedurre ragazzi immaturi senza curarsi delle conseguenze. Un intervento del duca di Monteleone e soprattutto il clima del pontificato di Paolo IV, poco favorevole alla Compagnia, spinsero Laínez a chiudere la questione: fece comunicare ad Alfonso Salmerón nell'ottobre 1558 che era il caso di «licentiare Ottavio», perché questa era l'unica soluzione possibile. Del resto, osservava Laínez, il giovane era legato solo da voti semplici che con il licenziamento venivano cancellati22. Era un cedimento doloroso: tanto piú che anche Laínez era dell'opinione che si dovesse sempre accettare l'ingresso nella Compagnia di figli «inconsultis vel invitis parentibus», cioè se i genitori si opponevano o ne erano all'oscuro, un principio che sostenne in via di diritto anche in un trattatello23. Ma sotto il pontificato di Gian Pietro Carafa furono ben altre le imposizioni che la Compagnia dovette accettare.

1 H. STOECKIUS, Ottaviano Cesare, ein Rechtsstreit zwischen Gesellschaft Jesu und Elternhaus, C. Winters, Heidelberg 1914, pp. 3-79. La ricerca di Stoeckius fu fatta tutta sulle fonti edite a stampa.

2 ARSI, Historia Societatis, 176, Vocationes Illustres, vol. I, pp. 643-48; il testo fu edito in MHSI, Epistolae mixtae ex variis Europae locis ab anno 1537 ad 1556 scriptae nunc primum a patribus societatis Iesu in lucem editae, Tomus quartus (1554-1555), Augustinus Avrial, Matriti 1900, pp. 365-71. Una coeva Informatione d'Ottaviano Cesare napolitano piú breve e anonima si legge in ARSI, Historia Societatis, 176, Vocationes Illustres, vol. I, pp. 654-56.



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