L'afghano by Frederick Forsyth

L'afghano by Frederick Forsyth

autore:Frederick Forsyth
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Thrillers, General, Fiction
ISBN: 9788852038686
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2013-05-06T22:00:00+00:00


11

Con un buon vento da sud, il Rasha issò le vele e spense i motori, e il frastuono che proveniva dal basso fu sostituito dal calmo ritmo del mare: sciabordio dell’acqua sotto la prua, fruscio del vento fra le vele, cigolio di pulegge e paranchi.

Il dhow, seguito come un’ombra dall’invisibile Predator a seimila metri di altezza, avanzava lungo la costa meridionale dell’Iran e nel Golfo di Oman. Qui virò parzialmente a dritta, regolò le vele e si diresse verso il sottile braccio di mare fra Iran e Arabia chiamato Stretto di Hormuz.

Qui, dove la punta della penisola di Musandam dell’Oman dista solo tredici chilometri dalla costa iraniana, passa un flusso costante di grosse petroliere; alcune scorrono lente sull’acqua, piene di greggio per l’Occidente affamato di energia, altre risalgono velocemente il Golfo per fare il pieno di greggio saudita o kuwaitiano.

Le navi più piccole come il dhow si tengono più vicino alla costa per consentire a quei mastodonti il privilegio del passaggio nei fondali più alti. Le superpetroliere, se qualcosa si para davanti a loro, semplicemente non possono fermarsi.

Il Rasha, che non aveva fretta, trascorse una notte fermo in mezzo alle isole a est della base navale dell’Oman a Kumzar. Seduto nella notte tiepida sul ponte di poppa – ancora chiaramente visibile su uno schermo al plasma nella base aerea scozzese –, Martin intravide alla luce della luna due “cigarette boats” e udì il rombo dei loro motori mentre lasciavano in fretta le acque dell’Oman per compiere la traversata fino al Sud dell’Iran.

Erano i contrabbandieri di cui aveva sentito parlare; senza dovere fedeltà ad alcun paese, erano loro a gestire il commercio clandestino. Su qualche deserta spiaggia dell’Iran o del Belucistan si incontravano all’alba con i clienti, scaricavano il loro carico di sigarette e prendevano a bordo pecore d’angora, molto apprezzate in Oman.

Sul mare piatto la loro imbarcazione, con la merce stivata nella parte centrale e la ciurma che si teneva strettamente aggrappata, era alimentata da due immensi motori fuoribordo da 250 cavalli che permettevano di raggiungere una velocità superiore a cinquanta nodi. Questi contrabbandieri sono di fatto imprendibili, conoscono ogni anfratto, ogni insenatura, e sono abituati a guidare senza luci nella completa oscurità proprio attraversando la strada alle petroliere fino al loro rifugio dall’altra parte.

Faisal bin Selim sorrise, tollerante. Anche lui era un contrabbandiere, ma di un altro livello rispetto a questi vagabondi del Golfo che poteva sentire in lontananza.

«E quando ti avrò portato in Arabia, amico mio, cosa farai?» domandò tranquillo. Un marinaio dell’Oman era al gavone di prua, con la lenza a mano, cercando di pescare un bel pesce per colazione. Si era unito agli altri due per le preghiere della sera. Adesso era arrivato il momento di una piacevole conversazione.

«Non lo so» ammise l’Afghano. «So solo che nella mia terra sono un uomo morto. Con il Pakistan ho chiuso perché lì sono cani al guinzaglio degli yankee. Spero di trovare altri Veri Credenti e di combattere insieme a loro.»

«Combattere? Ma non ci sono combattimenti negli Emirati Arabi. Sono alleati dell’Occidente, in maniera completa e totale.



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