L'amore che dura by Lidia Ravera

L'amore che dura by Lidia Ravera

autore:Lidia Ravera [Ravera, Lidia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858781951
Google: 8hWGDwAAQBAJ
editore: Bompiani
pubblicato: 2019-02-19T23:00:00+00:00


16.

“Un piccolo foro nel cranio, per drenare l’accumulo di sangue. Perché il sangue preme sul cervello, ecco. Tutto qui.”

Marco parla senza voltarsi mentre si destreggia nel traffico con la sua moto ingombrante, nella scia della Vespa di una ragazza spericolata che si intrufola in ogni spazio. Sente la pioggia rinforzare e sente le braccia di Carlo stringerlo, le mani allacciate alla sua circonferenza da orso lo ingabbiano in una morsa nervosa.

Gli capita raramente di portare qualcuno.

E mai un adulto, gli unici capaci di strappargli un giro sono i suoi pazienti o ex pazienti, nessuno che abbia più di diciott’anni.

A ogni passaggio azzardato, e quando ti muovi su due ruote sono la regola, Carlo si irrigidisce.

Come se avesse paura.

Quando arrivano davanti all’ospedale, piove forte.

Si tolgono i caschi guardandosi.

I pantaloni di Carlo sono bagnati, Marco ha addosso una specie di tendone impermeabile a proteggere un paio di calzoni di velluto a coste dalle ginocchia sformate.

Carlo constata con sollievo che si è messo le scarpe, anche se si tratta di vecchie Reebok scalcagnate.

“Soltanto un foro o... la craniectomia?”

Marco sorride: “Quasi sicuramente il foro basterà. Ti ho sentito trafficare col mio computer stanotte. Lo sai che cercare informazioni sulle malattie su Google è a sua volta una malattia molto seria?”

Carlo si sforza di sorridere.

Marco si è preso mezza giornata libera per non lasciarlo solo, per offrire la sua mediazione, il suo privilegio di casta, il suo ruolo di interprete di quel gergo anatomopatologico, così escludente. Marco è il sacerdote illuminato che può includerlo, iniziarlo ai rituali, ammetterlo ai misteri del culto che ripara i guasti del corpo, dato che la scommessa contro la morte è la sola pratica religiosa rilevante per tutti noi, che crediamo ormai soltanto nella nostra vita. Questo bene effimero e soggetto a usura.

Vorrebbe ripagarlo in qualche modo, c’è sempre una certa dismisura fra loro: il fratello grande che ricomincia a giocare per non lasciarti indietro, che copre le tue negligenze, che sostiene le tue ribellioni.

E tu che ne approfitti, con l’egoismo dei bambini.

Vorrebbe ripagarlo, ma non sa come fare.

Dall’alto della sua calma olimpica, della sua taglia rupestre, dell’insondabile buonumore che oppone al mondo, pare che non abbia bisogno di niente.

E neanche desiderio.

In ascensore, guardando la faccia ingiallita di un vecchio, steso su una lettiga troppo grande per le sue disidratate spoglie terrestri, Carlo mormora: “Non stavo cercando informazioni su Google, stanotte. Ho usato il tuo Mac per scrivere una lettera.”

“Cosa?”

“Una lettera, ho scaricato la mia posta. Ho scritto una lettera... Il mio computer è rimasto in albergo, con tutte le mie cose. Continuo a ballare dentro le tue mutande enormi. E non mi sono cambiato la camicia.”

Non dice che ha letto e riletto i quaderni di Emma. Per tutta la notte, registrando sentimenti troppo forti per essere ingabbiati in un mucchietto di parole.

Non dice niente di quello che ha scoperto, di quello che Emma ha voluto fargli scoprire.

Non dice, non può ancora condividere, neppure con suo fratello, la rivelazione che gli è piombata addosso, lasciandolo tramortito.

Marco gli tiene una mano sulla spalla, mentre si muovono verso la sala operatoria.



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