Le armi di Avalon by Roger Zelazny

Le armi di Avalon by Roger Zelazny

autore:Roger Zelazny [Zelazny, Roger]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T09:00:06+00:00


6

Molto spesso, un movimento costante è più importante della velocità.

Purché vi sia una progressione regolare di stimoli cui agganciarsi mentalmente, c’è spazio per un movimento laterale. Quando si procede così, la velocità è a nostra discrezione.

Perciò mi muovevo lentamente, ma costantemente, usando la mia discrezione. Non era il caso di stancare inutilmente Astro. I mutamenti rapidi sono già abbastanza duri per gli esseri umani. Gli ammali, che non sono altrettanto abili a mentire a se stessi, soffrono di più e qualche volta s’imbiz-zarriscono.

Attraversai un piccolo ponte di legno sul ruscello e poi procedetti parallelamente al corso d’acqua, per qualche tempo. Avevo intenzione di evitare la città, e di seguire la direzione generale del fiume fino a quando fossi giunto in prossimità della costa. Il percorso era fresco ed ombroso. Grayswandir mi pendeva al fianco.

Procedetti verso occidente, e finalmente arrivai alle colline che sorgeva-no laggiù. Per iniziare il mutamento attesi di aver raggiunto un punto da cui si scorgeva la città, il più grosso agglomerato urbano di quel regno così simile alla mia Avalon. La città portava lo stesso nome, e vi vivevano parecchie migliaia di persone. Mancavano molte torri d’argento, e il corso d’acqua tagliava l’abitato con un’angolazione un po’ diversa, e più a sud, dopo essersi allargato notevolmente. Il fumo si levava dalle taverne e dalle fucine, agitato lievemente dalle brezze del sud; gente a cavallo, a piedi, sui carri e sulle carrozze percorreva le strette vie, entrava ed usciva dalle bot-teghe, dalle locande, dalle case; stormi d’uccelli volteggiavano nell’aria, scendevano e salivano intorno alle piazze dov’erano legati i cavalli; ban-diere e striscioni colorati si agitavano nell’aria; l’acqua scintillava, e c’era un po’ di foschia. Ero troppo lontano per udire i suoni delle voci, dei mar-telli, delle seghe, i cigolii e gli scricchiolìi: sentivo solo un brusio genera-lizzato. Sebbene non percepissi neppure un odore distinto, se fossi stato ancora cieco avrei capito, fiutando l’aria, che ero vicino a una città.

Nel vederla da lassù, mi prese una certa nostalgia, il malinconico residuo di un sogno, accompagnato dal rimpianto per il luogo che era l’omonimo di questo, in una terra dell’Ombra svanita tanto tempo prima, dove la vita era stata altrettanto semplice, ed io ero stato più felice di quanto fossi in quel momento.

Ma non si vive a lungo quanto ho vissuto io senza acquisire quel tipo di coscienza che strappa via le emozioni ingenue, e generalmente detesta cre-are sentimentalismi.

Quei giorni erano passati, tutto era finito, e adesso era Ambra che mi teneva completamente in suo potere. Mi voltai e proseguii verso sud, più che mai deciso a riuscire. Ambra, non ho dimenticato…

Il sole divenne abbagliante sopra la mia testa, ed i venti cominciarono ad urlare intorno a me. Il cielo divenne sempre più giallo e minaccioso, mentre cavalcavo, e poi fu come se un deserto si estendesse da orizzonte ad orizzonte, lassù. Le colline diventarono più rocciose, mentre scendevo verso i bassopiani, e mostrarono forme scolpite dal vento, grottesche e scure.

Una tempesta di polvere mi investì, quando giunsi ai piedi delle colline, e dovetti proteggermi il volto con il mantello e socchiudere le palpebre.



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