Le cinque donne by Hallie Rubenhold

Le cinque donne by Hallie Rubenhold

autore:Hallie Rubenhold [Rubenhold, Hallie]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2020-07-19T22:00:00+00:00


Stando all’articolo, tutti gli edifici del lato fatiscente della via erano registrati come pensionati, e il civico 32 offriva letti a cento «perdigiorno». Goldsmid descrive i dormitori come brulicanti di parassiti, «vergognosamente sovraffollati, mal ventilati e ... puzzolenti e insalubri», mentre il giornalista di Associated Press riteneva che l’interno del civico 32 «avesse un’aria straordinariamente ospitale». Sta di fatto che Elizabeth lo preferì ad altri pensionati e nel corso degli anni vi fece spesso ritorno.

Nei periodi in cui viveva al 32 di Flower and Dean Street, si manteneva facendo la «donna a ore», occupando così «il gradino più basso per qualsiasi domestica, persino inferiore al rango di cameriera tuttofare». Si andava a servizio saltuariamente, per poche ore, alle dipendenze di famiglie che non erano in grado di assumere personale a tempo pieno. Di solito la donna a ore era più anziana della domestica, «tra i quaranta e i sessanta», e, come si rilevava dalla «cuffietta lercia, dal cappellino consunto ... dal vestito arrotolato e dalle braccia nude e arrossate», era anche in miseria6. Oltre al compenso di due scellini per il lavoro svolto, Elizabeth forse poteva sperare in un pasto: tè e pane tostato, avanzi del pranzo di famiglia o persino una provvista di zucchero.

Nell’East End, la comunità ebraica che costituiva la maggioranza della popolazione tra Whitechapel High Street e Hanbury Street faceva affidamento sulle donne a ore gentili durante lo Shabbat. Poiché i precetti religiosi vietavano agli ebrei di lavorare dal tramonto del venerdì a quello del sabato, la donna a ore si occupava di avviare il fuoco nei camini, accendere le lampade a gas, cucinare e servire i pasti. Molte famiglie emigrate di recente per sfuggire alle persecuzioni in Russia, Prussia e Ucraina non parlavano inglese, ed Elizabeth imparò a comunicare in yiddish. È assai probabile che avesse acquisito i rudimenti della lingua a Göteborg. Haga, il quartiere proletario in cui era vissuta, ospitava anche la comunità ebraica della città7. Lavorare per le famiglie ebraiche, inoltre, la rassicurava: gli immigrati di solito preferivano evitare di parlare del passato, e in tal senso le avrebbero fatto poche domande.

La separazione da John e la distanza dal West End e da Poplar le offrirono l’opportunità di essere chi voleva. Aveva imparato che cambiare identità era semplice come traslocare. A Whitechapel era Elizabeth la vedova ed Elizabeth la vittima del disastro. La figlia del contadino era diventata una serva; la serva una mantenuta e una donna traviata; la donna traviata una prostituta, poi una Maddalena redenta. Era stata un’immigrata, l’amante di un uomo ricco e la moglie di un falegname in ristrettezze. Aveva gestito un caffè, era stata rinchiusa in una workhouse. Era svedese ma parlava inglese tanto bene da confondere gli altri. Talvolta forse dichiarò di essere irlandese e usò il nome di Annie Fitzgerald. All’occorrenza seppe trasformarsi nella sorella di un’altra donna.

Nel 1883 il destino le fece incrociare una certa Mary Malcolm, sarta. A quanto pare, gli anni trascorsi a consumarsi gli occhi con ago e filo avevano deteriorato la vista già debole della signora Malcolm.



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