Le radici materne dell'economia del dono by AA.VV

Le radici materne dell'economia del dono by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: VandA
pubblicato: 2019-02-03T23:00:00+00:00


Creare uno spazio sicuro per le donne

Tutte le diverse aree del Festival riflettevano le necessità di questo mondo di donne in costante cambiamento. C’era una Tenda delle donne di colore, dove ci si poteva riunire per socializzare, pianificare o semplicemente essere se stesse, e c’era la Tenda della comunità, dove ci si poteva sedere per un po’ e lavorare alla trapunta (quilt) che ogni anno veniva confezionata per poi essere venduta a sostegno della manifestazione. Le donne vi si recavano per avere informazioni sul Festival, per lasciare messaggi alle amiche, per seguire seminari su danza e tamburi africani.

Volontarie fornivano lo spazio dove le donne potevano svolgere le loro riunioni comunitarie e si premuravano di scoprire dove si incontravano i gruppi di sostegno al processo di guarigione dalle dipendenze. Era possibile riunirsi al tavolo delle donne ebree per parlare di svariati temi e per pianificare lo Shabbat annuale. Le donne sopra i quarant’anni si incontravano lì. Le donne single si incontravano lì. Era uno spazio onnicomprensivo progettato come un centro direzionale, un’area di accoglienza che ogni anno si evolveva amorevolmente grazie alle partecipanti e alle premure delle donne che lavoravano perché ciò avvenisse.

Gli aspetti culturali del Festival non avevano precedenti. Mai in tempi moderni c’era stato un raduno tanto variegato di musiciste, artiste, danzatrici, cantanti, attrici, compositrici, registe e commediografe. Donne provenienti da tutto il pianeta hanno onorato i palchi del Festival con la loro presenza. Nel corso degli anni molte hanno offerto i loro talenti gratuitamente, o al minimo sindacale, solo per la gioia di essere parte di questa comunità mondiale di donne.

Un altro aspetto molto importante era costituito dalla spiritualità femminile. Donne come Z Budapest e Kay Gardner giunsero al Festival come sacerdotesse, esigendo che questa nuova cultura includesse la spiritualità. Per molte il Festival ha rappresentato il primo incontro con qualcosa di diverso dalla religione occidentale. Le donne che si sentivano estranee alle religioni d’appartenenza per via delle loro credenze personali hanno trovato qui una nuova dimora spirituale. Sia la cerimonia d’apertura che quella di chiusura del Festival prevedevano delle componenti spirituali. Accoglievamo le donne nello spazio sacro ringraziando gli elementi che ci permettevano di entrarvi e chiudevamo poi il circolo per permettere alle donne di rientrare nei loro mondi in modo sicuro, entrambi erano momenti chiave affinché le donne vivessero un’esperienza integrata.

I seminari hanno ospitato molte delle più grandi pensatrici femministe del nostro tempo, come Julia Penelope, Sarah Lucia Hoagland, Alice Walker e molte altre.

Forse la più importante eredità del Festival (festival è una parola inadeguata per descrivere questo fenomeno che ogni anno sembrava sorgere da un terreno sacro) è la comunità mondiale che ha creato e nutrito. Le donne che hanno donato gratuitamente il loro tempo, il loro denaro, le loro competenze, le loro idee, la loro ingenuità e il loro duro lavoro perché questo villaggio potesse sorgere, anno dopo anno, sono andate via con più di quel che avevano al loro arrivo. Offrendo in dono i nostri talenti e la nostra sapienza a una comunità



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