Le terre di Caino Quel che resta della guerra by Webster Donovan

Le terre di Caino Quel che resta della guerra by Webster Donovan

autore:Webster Donovan
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-07-02T16:00:00+00:00


"È stato il Trattato di messa al bando degli esperimenti nell'atmosfera a far fuori il progetto del razzo a propulsione atomica."

A parlare è Jim Boyer, continuando a guidare la macchina a metano lungo un'altra ampia vallata a occidente di Yucca e di Frenchman Flat, che abbiamo raggiunto a pomeriggio avanzato.

"Da come l'ho capita", prosegue Boyer, "il progetto era pronto a partire alla grande. Ma poi hanno firmato quei documenti. Niente più "botti" all'aria aperta... Niente più razzo atomico. Venne semplicemente stralciato, annullato."

Comincio finalmente a rendermi conto di quanto colossali siano le infrastrutture all'interno del Poligono di tiro sperimentale. Nella distanza, sotto la luce cruda del deserto, mimetizzati da formazioni rocciose e sterpaglie, i laboratori e gli edifici dipinti in colori ocra e sabbia risultano pressoché invisibili. Ma non appena il sole scompare dietro i profili delle montagne e le valli sono invase dalle ombre, emergono come dal nulla. I sensori di livello luminoso reagiscono alla caduta fotonica. Di colpo, i potenti fari alogeni collocati all'esterno delle strutture del poligono si accendono.

Dovunque, nei bacini disseccati, nelle depressioni alcaline, appaiono minuscole città illuminate da luci livide.

Percorriamo un passo su un'alta montagna a ovest di Yucca Flat.

Superata la cuspide, un grosso edificio a tre piani si erge improvvisamente su una spianata a lato della strada, lontano dall'asfalto. Tre chilometri più oltre, sempre in direzione ovest, c'è un secondo gruppo di edifici.

"Sono stati tutti costruiti per ospitare laboratori", dice Boyer.

"Probabilmente dell'Orion, il razzo atomico. Vennero abbandonati verso la metà degli anni Sessanta. Non ci lavora più nessuno, là dentro. Non credo, almeno. Ma di questo non posso essere sicuro."

La devastazione nucleare delle vallate precedenti era di certo impressionante. Qui nell'Area 5, a due cordigliere di distanza, è ciò che si trova nove, dieci chilometri più avanti a essere impressionante. I cinquecento metri verticali dell'ago d'acciaio della torre Bren si innalzano dal suolo aspro. Quale più alta struttura del mondo, la sua punta acuminata sembra quasi perforare il cielo.

"Bren è un acronimo", spiega Boyer. "Bare Reactor Experiment Nevada, Reattore Esposto Esperimento Nevada. Sollevavano reattori nucleari non schermati su e giù per quella torre, lasciandoli a quote diverse, in modo da studiare gli effetti delle radiazioni sulle cose."

Boyer fa compiere alla sua mano guantata un ampio gesto ad arco, indicando un punto su un rilievo lontano nell'estensione della vallata.

"Da quella parte costruirono tutta una città giapponese finta.

Volevano vedere che cosa la radioattività avrebbe causato sui materiali da costruzione e sulle casette di carta giapponesi. Adesso è tutto quanto in rovina. Tempi andati. È possibile che la torre Bren abbia qualcosa a che vedere anche con il Progetto Orion, ma neppure di questo posso essere sicuro."

Quello che però è certo è che altre "torri-botto" hanno giocato un ruolo nella storia di Orion. Anche Ted Taylor, il transfuga del programma nucleare, ha giocato un ruolo nella storia di Orion. Negli anni precedenti al 1951, anno in cui tutta la sperimentazione nucleare americana venne trasferita al Poligono di tiro del Nevada, gli Stati Uniti avevano compiuto molte delle loro esplosioni sugli atolli del Sud Pacifico.



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