Liberi di scegliere by Roberto Di Bella

Liberi di scegliere by Roberto Di Bella

autore:Roberto Di Bella
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858698945
editore: Rizzoli


Il piccolo principe

Gregorio era nato in una delle «famiglie» più temute della provincia tirrenica. Diversi suoi esponenti sono in carcere per associazione mafiosa, per estorsione, per omicidi… Controllano il loro territorio con il pugno di ferro e con il terrore.

Nei miei primi tempi a Reggio Calabria mi ero già occupato di loro.

Ricordo negli anni Novanta il giovane Salvatore, figlio di colui che è ritenuto dagli inquirenti il boss incontrastato. Era un ragazzino sveglio, con gli occhi chiari, lo sguardo vivo. Allora non avevo una conoscenza profonda di quello che accadeva all’interno di determinate «famiglie», ma mi aveva colpito che questo adolescente fosse assistito da uno stuolo di avvocati di fama e che arrivasse in tribunale accompagnato da molte persone, che stazionavano nel cortile, fuori dal portone d’ingresso.

I suoi capi d’imputazione erano spesso gravi, ma nei processi se l’era quasi sempre cavata. Poche testimonianze contro e non sempre precise. Ma sullo sfondo, nonostante riuscisse a ottenere condanne leggere o assoluzioni, avvertivo una realtà che inquietava.

Rammento il presidente dell’epoca, Carlo Toraldo, che non perdeva occasione per dirmi cosa significasse un certo tipo di cognome in determinate realtà, aprendomi progressivamente gli occhi su uno spaccato sociale e culturale che facevo fatica a comprendere.

Quel giovane, come purtroppo molti ragazzi di quegli anni, con il tempo ha inanellato condanne e procedimenti giudiziari, diventando presto un temuto boss, inserito nell’elenco dei primi dieci latitanti più pericolosi stilato dal ministero dell’Interno.

Una latitanza lunga, durata dieci anni e interrotta con l’arresto solo poco tempo fa.

Salvatore venne trovato in un bunker, insieme a un complice, in una zona impervia di montagna. Una scelta di vita che inevitabilmente ha avuto delle ripercussioni emotive e culturali fortissime sul figlio minorenne, Gregorio, chiamato come il nonno, il temuto e anziano boss della cosca.

Gregorio è figlio unico e non ha nessun ricordo d’infanzia che lo leghi al padre. La vera figura paterna è stata il nonno. Con la mamma ha un legame simbiotico, quasi regressivo per un adolescente della sua età. Prima della sua nascita, la madre ha avuto gravi problemi di salute, per lei quel figlio è stato un miracolo.

Il giovane Gregorio ha meno di quindici anni quando viene denunciato per un episodio piccolo, ma emblematico.

È in spiaggia, vicino a Palmi, in un lido, con alcuni amici, e intravede la figlia di un testimone di giustizia, sua coetanea. La reazione di sdegno è immediata: «Ecco la figlia dell’infame» dice ad alta voce. Poi si rivolge ai poliziotti di scorta e urla: «Cani da guardia. L’altra figlia dell’infame dov’è?».

I poliziotti, per evitare situazioni di tensione, si allontanano insieme alla ragazza.

Gregorio mostrava, con questo episodio, di aver imparato il lessico mafioso, di comprenderlo ed esibirlo: chi tradisce è un infame e le forze dell’ordine sono cani.

Questi comportamenti ostentati con naturalezza, la lunga latitanza del padre e la sua storia, che l’aveva visto fin da ragazzo percorrere le tappe di un coinvolgimento sempre maggiore nelle dinamiche criminali della famiglia, ci spinsero a intervenire con un provvedimento di decadenza dalla responsabilità genitoriale.

In verità a non offrire garanzie era l’intero contesto familiare.



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