Liberi tutti by Pietro Grasso

Liberi tutti by Pietro Grasso

autore:Pietro Grasso [Grasso, Pietro]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788873395324
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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«Il 23 maggio 1992, nei pressi

di Capaci, cinquecento chili di

esplosivo fecero saltare in aria

le auto su cui viaggiavano

il giudice Falcone, sua moglie

e tre poliziotti della scorta»

IL 23 maggio 1992 nei pressi di Capaci, sull’autostrada che collega Palermo all’aeroporto di Punta Raisi, cinquecento chili di esplosivo fecero saltare in aria le auto su cui viaggiavano il giudice Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre poliziotti della scorta, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani.

Su una di quelle macchine avrei dovuto esserci anch’io. Da quando mi aveva chiamato a collaborare con lui al ministero della Giustizia, infatti, i rapporti tra me e Giovanni Falcone erano diventati molto stretti sotto il profilo sia personale sia professionale, e quindi capitava spesso che, nei fine settimana in cui rientrava a Palermo, lui mi offrisse un passaggio sull’aereo messo a sua disposizione per motivi di sicurezza. Così sarebbe dovuto avvenire anche il 23 maggio, ma il destino aveva deciso diversamente. Per quel weekend, infatti, il programma prevedeva che partissimo venerdì 22, nel tardo pomeriggio, ma intorno alle 14 Giovanni mi chiamò per avvertirmi che la partenza era stata rinviata. Doveva aspettare sua moglie, che era stata convocata, per la mattina del sabato, in una riunione della commissione d’esame per uditori giudiziari di cui faceva parte. Lo ringraziai, ma gli risposi che se fossi riuscito a trovare posto su un aereo di linea sarei partito la sera stessa. Conservo ancora il tagliando di quel check-in: volo Alitalia BM 0204, imbarco alle ore 19.40 del 22 maggio 1992, posto 1 L. Avevo prenotato l’ultimo posto disponibile.

Allo stesso modo conservo ancora con cura l’accendino d’argento marca Dunhill che, poco prima del suo assassinio, durante un volo Roma-Palermo, Giovanni tirò fuori dal taschino dei pantaloni e mi consegnò, dicendo: «Tienilo, non è un regalo. Ho deciso di smettere di fumare. Sono sicuro che tu me lo custodirai gelosamente. Me lo restituirai se malauguratamente dovessi cambiare idea». Non ne ha avuto il tempo, ma io lo tengo sempre in perfetta efficienza e a portata di mano, come se da un momento all’altro potesse davvero chiedermi di ridarglielo.

Mi mancano le parole per descrivere l’immenso dolore che provai quando, una volta a casa, appresi dell’odioso e feroce attentato. Fui pervaso da un senso di incredulità, di nausea, di vuoto, di rabbia. Gridai: vigliacchi, vigliacchi, assassini, assassini, maledetti. La tv aveva detto che ancora non era morto e allora, correndo all’ospedale, farfugliavo tra me: Giovanni, hai resistito sempre a tante avversità, a tante prove, rimanendo ben saldo al timone della tua vita, della tua missione, non ci abbandonare, dai…

Arrivò, dopo minuti di attesa che sembravano un’eternità, la notizia che non c’era più niente da fare, che ogni speranza era svanita.

Dinanzi alle cinque bare rivestite del tricolore, delle toghe e dei berretti degli agenti, giurai che la loro morte non sarebbe stata vana.



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