Libro segreto by Gabriele d’Annunzio

Libro segreto by Gabriele d’Annunzio

autore:Gabriele d’Annunzio [d’Annunzio, Gabriele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


NOTIZIA SUL TESTO E NOTE DI COMMENTO

a cura di Annamaria Andreoli

1 NOTIZIA SUL TESTO

Quando Arnoldo Mondadori pubblica nel 1935 le multiple Cento pagine del Libro segreto d’Annunzio ha infine portato alla luce l’autobiografia che da anni scorreva sotterranea, emersa in precedenza per frammenti più e meno estesi. Bisogna infatti riandare alle Faville del maglio, prose di memoria offerte dal «Corriere della Sera» fra il 1911 e il 1914, per rintracciare l’antecedente sicuro dell’ultima grande prova del Vate ormai recluso nel Vittoriale, cittadella monumentale sulle rive remote del lago di Garda dove si è ritirato dopo l’esaltante avventura fiumana.

L’annuncio delle Faville risale in verità al 1909, l’anno della bancarotta, nei termini di una singolare e ironica ricerca del tempo perduto. Approdando alla metaletteratura con la puntualità che lo caratterizza, chi si appresta all’esilio intende dar conto delle opere ideate ma non compiute in un volume di concezione attualissima mentre «La Voce» promuove il frammentismo memoriale che instaura stretti legami con l’analisi psicologica. Il fuggiasco ammette di aver eluso molta parte della propria progettualità. Nella sua lunga parabola di scrittore prevalgono – dice – i libri solo ipotetici, per i quali ha ideato con cura la trama e i motivi e magari persino la copertina: una ridda di titoli, rimasti tali, che a un certo punto si fanno rimpiangere.

Pressato dal bisogno, costretto com’è dalla minaccia del sequestro a mettere sottochiave (nella cassaforte dell’editore fiorentino Leo Olschki) la sua carta scritta il cui valore di «pegno» risulta tangibile attraverso i prestiti che su di essa riesce a ottenere, il debitore recidivo vuota i cassetti recuperando abbozzi e appunti riemersi in gran copia. «È una mania» confida allora a Giuseppe Piazza, che riferirà il colloquio nella «Tribuna» del 4 giugno 1909, «traccio, ogni giorno, innumerevoli disegni d’opere d’arte, che poi non vengon più fuori, perché, naturalmente, il tempo manca. Da ciò le molte opere annunciate e mai scritte.» I debiti riguardano dunque anche l’artista che ci lascia così intravedere un laboratorio stracolmo, sul punto di tracimare:

io amo, ed è in me necessario e spontaneo, di immaginare continuamente disegni d’opere d’arte. È una cosa che mi diverte, come l’uomo comune diverte il far progetti d’avvenire, che non potranno aver mai seguito di fatti. […] Spessissimo a ogni disegno che mi sorge nell’animo butto giù frammenti, abbozzi di scene, etc. E in riguardo a tutti questi frammenti di cose rimaste allo stato di disegno, ho con Treves l’impegno di un’opera dal titolo Le faville del maglio in cui faccio la storia delle cose che non ho scritte, e che varrà a essere come una specie di mia storia interiore, un edificio documentale del mio spirito e del mio istinto. Dei frammenti che ne faranno parte le citerò qualcuno: ella sa che pensai alcune Vite di uomini illustri e non scrissi che quella di Cola di Rienzo. Disegnai quella di Filippo Strozzi. Ci sarà anche una Vita lapidaria di Dante, fatta a concise linee, che gli scolari dovrebbero imparare a memoria. Ci saranno i frammenti del quinto evangelo, con le parabole del bellissimo nemico.



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