L'idea messianica nell'ebraismo by Gershom Scholem

L'idea messianica nell'ebraismo by Gershom Scholem

autore:Gershom Scholem [Scholem, Gershom]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788845984556
editore: edigita
pubblicato: 2022-04-06T22:00:00+00:00


IV

Alcuni elementi della neutralizzazione del messianismo sono legati alla relazione fra Hassidismo e sabbatianesimo. È singolare che ancor oggi per molti autori la questione sia così carica di emotività da impedir loro di affrontare una discussione scevra da pregiudizi.35 Tuttavia per molti aspetti la relazione fra questi due movimenti è importante. In Podolia, in particolare nelle piccole città e nei villaggi dove il Hassidismo si era maggiormente radicato, il sabbatianesimo aveva lasciato una forte impronta.36 Dovrem mo esaminare in questa prospettiva non solo le idee scaturite dalla teologia eretica dei settari, ma anche alcune usanze che ebbero in seguito un ruolo centrale nella vita delle comunità hassidiche,37 ma ciò trascende gli scopi di questa conferenza. Mi limiterò a indicare alcuni punti nei quali mi pare evidente che il Hassidismo abbia ripreso idee messianiche sabbatiane dando loro un’interpretazione nuova e ben diversa.

È ben noto che la concezione messianica dei sabbatiani era incentrata sul tentativo di spiegare il paradosso negativo di un Messia apostata, un paradosso che ne generò altri di carattere antinomico e nichilista. Ne ho parlato in molti miei lavori. Tali idee erano piuttosto diffuse in Podolia, e in diversi classici della letteratura hassidica si possono trovare riferimenti polemici ad esse. Ma la polemica hassidica contro il messianismo eretico non esclude la possibilità che alcune di queste idee siano state riprese e abbiano ricevuto una nuova interpretazione, la quale, pur evidenziando una natura paradossale, ne eliminò il carattere eretico trasformandole in elementi costruttivi della dottrina e della vita hassidica. Alcune di queste idee non hanno un rapporto diretto con il messianismo, come ad esempio l’insegnamento del Ba‘al Shem sul tiqqun dei pensieri sacrileghi che molestano l’uomo soprattutto durante la preghiera, materia che meriterebbe uno studio separato. Esso ebbe straordinaria importanza nelle prime due generazioni del movimento, ma in seguito venne notevolmente attenuato per via delle pericolose implicazioni insite nella sua versione originale e delle accuse degli avversari del Hassidismo.

Ma vi è un elemento che ha un rapporto diretto con il nostro tema. È la dottrina dello tzaddiq, il centro della comunità hassidica. Alla creazione di questa figura hanno contribuito tre elementi molto diversi, e ne ho parlato ampiamente altrove:38 l’antico tzaddiq della tradizione rabbinica e cabbalistica, il mokhiaḥ o predicatore moralista, il cui ruolo è stato giustamente sottolineato dall’importante studio di Joseph Weiss sulle origini del Hassidismo, e il Messia sabbatiano. Nella letteratura hassidica relativa allo tzaddiq troviamo spesso affermazioni e insegnamenti riguardo alla sua missione e alle sue vicissitudini: hanno origine con i sabbatiani e non si incontrano mai nella letteratura morale dell’ebraismo prima della crisi sabbatiana. Ma qui non servono a difendere la carriera oscura di Shabbetay Tzevi, i suoi atti trasgressivi o il suo comportamento immorale, piuttosto indicano l’alta tensione che è un tratto essenziale della figura dello tzaddiq. Molti motivi caratteristici dei paradossi sabbatiani riappaiono nelle opere di Ya‘aqov Yosef di Polonne e di Dov Baer di Mezritch, che non possono certo essere considerati partigiani del sabbatianesimo. L’idea che il vero tzaddiq debba dissimularsi per soggiogare



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