L'inferno tra le mani. La mia storia nelle Bestie di Satana (2011) by Mario Maccione

L'inferno tra le mani. La mia storia nelle Bestie di Satana (2011) by Mario Maccione

autore:Mario Maccione [Maccione, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2016-08-15T22:00:00+00:00


Capitolo Undici

I giorni dopo il delitto. La morte di Andrea Bontade

Finalmente arrivo a casa. Mia mamma è inviperita: «Ma dove sei stato? Da dove arrivi?». Il tempo di squadrarmi: «Ma che hai fatto al polso? Sei il solito drogato!». Urla, inveisce, è tesa: «Mi ha chiamato il padre di Fabio. Tu sai dov’è?». «Sì, ho sentito anch’io questa storia di Fabio.» La finzione deve continuare e continuerà, incredibile, per sei anni. «Se sai qualcosa, chiamalo.» «Sì, tranquilla, lo chiamo.» Mamma riprende a urlare: «Che cazzo hai al polso? Dove sei stato?». «Mamma, stavamo andando al Nautilus, abbiamo avuto un incidente, mi sono fatto male con il cacciavite, ho dormito a casa di Nicola.» Urla. Ancora urla. Sospetti. I sospetti di una madre che ha sempre il sesto senso. Come tutte le madri di questo mondo. Si avvicina e torna alla carica: «Mario, non è che sai qualcosa di Fabio?». «No, mamma, non so niente, ma vedrai che Fabio è via con Chiara. Tornerà. Torneranno.» Bugie. Menzogne. Un cumulo di balle.

Lunedì siamo tutti a Brugherio, a Villa Fiorita. Questa volta c’è anche Volpe. Il tormentone ricomincia: «Racconta i particolari, raccontaci tutto. Dai». Gli altri vogliono il sangue, le circostanze più spaventose, il diario, riga per riga, della nostra notte brava. Nicola è inarrestabile: «Dovevate vedere, Mario gli ha spaccato il cranio, era pieno di sangue, gli ha fatto esplodere la testa. A tutti e due. Tu Mario, devi vedere che cazzo hai fatto quando hai preso il martello. Hai cominciato a dare martellate all’impazzata... Prima Chiara ti aveva accoltellato». I conti non mi tornano di nuovo. «Ma quando mi ha accoltellato?» Ripenso... ecco i flash della notte. Bagliori nel buio: Volpe e Sapone con le torce in mano, quei coltelli nelle loro mani, la vista della buca. La sensazione di essere accerchiato. L’idea che anche gli altri siano armati, la paura di essere in trappola. La mia corsa folle verso la macchina per prendere la mazzetta... «Oh, ti ricordi quando ti hanno accoltellato?»

No. La sequenza degli avvenimenti fa acqua: «Ma quando mi hanno tirato la coltellata? Non è stato dopo?». «No, no, loro hanno cercato di colpirti e tu sei scappato in macchina.»

Strano. E c’è un altro dettaglio che non quadra. Io indossavo il giubbotto di pelle, il Chiodo; se Chiara mi ha accoltellato, come mai il Chiodo è intatto? Se mi avesse colpito alla cieca, all’improvviso, d’infilzo, avrebbe lacerato il Chiodo. Il giubbotto è intatto. Chi mi ha dato quella coltellata? È un colpo di taglio, non d’infilzo. No, Chiara non può essere stata. No, la verità è che qualcun altro, probabilmente Volpe, ha cercato di colpirmi. Ho ragione perché col tempo Volpe si accollerà quella coltellata. Del resto non può essere andata diversamente. Io ho alzato le braccia per parare il colpo e il Chiodo si è abbassato lasciando scoperto il polso. Volpe, adesso l’osservo bene, ha male a una spalla. Come Sapone che è dolorante alla gamba.

«Dovevate vedere,» i due continuano a dare sangue in pasto agli avvoltoi



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