L'infinito viaggiare by Claudio Magris

L'infinito viaggiare by Claudio Magris

autore:Claudio Magris [Magris, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852041242
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Automi musicali a Zagabria

1. Il conte Ivan Gerersdorfer potrebbe abitare in un racconto di Hoffmann, come il consigliere Krespel che sezionava violini sperando di scoprire il segreto della musica; abita invece in un fatiscente e neghittoso palazzo di Zagabria, nella vecchia e incantevole città barocca sulla collina, dove gestisce con noncurante discrezione le ristrettezze e il tramonto della sua vita e con puntiglioso amore la sua collezione di strumenti musicali automatici, l’ultimo museo privato della capitale croata.

Il conte è sulla settantina, alto, magro, col petto un po’ incavato e le spalle lievemente curve; ciocche di capelli gli ricadono sulle guance affilate, fra le quali spicca un naso nobilmente grifagno, con l’indiscutibile autorità dei nasi grandi, sotto due occhi scuri, accesi da un cupo fuoco e lontani, indifferenti. Il vestito è liso, le dita nervose e sottili sono brune di nicotina. Il palazzo apparteneva alla famiglia Jelačić, quella del famoso Bano croato che nel 1848-49 contribuì a soffocare la rivoluzione ungherese contro gli Absburgo e sotto la cui statua, ora rimossa, si davano tradizionalmente appuntamento gli innamorati.

Anche il conte – mi dice Ljiljana Avirovic´, la traduttrice cui si devono preziose versioni in croato di opere letterarie italiane e versioni altrettanto preziose di classici jugoslavi e russi, fra i quali Bulgakov e Pasternak, in italiano – discende dalla famiglia del Bano, che per Zagabria è simbolo di amor patrio e per Budapest di oppressione straniera. In quel palazzo di antica gloria, che è stato teatro di storia nazionale, c’è ora dignitosa povertà, ombra e muri screpolati, l’avventura – non meno difficile di una battaglia campale o della conquista di una città – della sopravvivenza quotidiana. Il conte ha ceduto via via la maggior parte del palazzo, al primo piano del quale c’è ora un asilo d’infanzia, e si è ritirato a vivere nelle poche stanze adibite a museo, che raggiungiamo attraverso una maestosa scalinata, decorata da maestre e bambini con zucche vuote e disegni variopinti. La vita è una strategia della ritirata, come ben sapeva la saggezza di quella Mitteleuropa di cui Zagabria era ed è un cuore.

Durante l’inverno il conte Gerersdorfer ripara, riassesta, pulisce e restaura i suoi strumenti musicali automatici, che sono la sua passione e la sua ragione di vita, insindacabile e autogiustificata come ogni amore. La sua collezione è un vero e proprio museo, col suo regolare orario, anche se il padrone di casa apre la porta, se lo ritiene opportuno, pure dopo l’ora di chiusura. Organi automatici, flauti meccanici, orologi musicali, cetre; un orchestrion a forma di armadio stile Secessione, che funziona a peso e suona diciotto composizioni diverse eseguite da pianoforte, tamburo e cembalo; un nero e lucido herophon a manovella, i dischi di alluminio di un ariston, un euphonion col suo pettine d’acciaio che legge la partitura su un roteante cilindro cosparso di punte aguzze, scatole Biedermeier che emettono brani classici di musica da camera, una civetta-carillon, mantici che gonfiandosi e svuotandosi riempiono la stanza di melodie immortali.

Alle pareti alcuni damaschi, qua e là coperti



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