Lo sguardo dalla torre. Favole by Günther Anders

Lo sguardo dalla torre. Favole by Günther Anders

autore:Günther Anders [Anders, Günther]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: archivio ladri di biblioteche
ISBN: 9788857508139
Google: jtfQygAACAAJ
Amazon: 8857508137
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2012-11-15T15:47:26+00:00


I sovrani

«Nel nostro paese abbiamo solo poeti faziosi», si lamentò L. «È davvero la fine!»

«Facile lamentarsi per voi!», rispose A. «Nel nostro paese siamo messi molto peggio. Abbiamo solo fornai faziosi – immaginatevi la barbarie – che cuociono il pane sempre e soltanto allo scopo di saziarci. Sempre con un obiettivo per la testa.»

«Come potete anche solo fare un paragone?», commentò L.

«E solo medici faziosi, che – se ne avverte l’intenzione e fa venire il malumore – vogliono sempre e soltanto guarirci. Nient’altro che guarirci. E perfino – che ne dite? – maestri faziosi. Per non parlare dei preti faziosi che per tenerci ancorati alla verità ci ripetono incessantemente le loro indiscutibili verità e non smettono di predicare.»

L. corrugò le sopracciglia.

«I nostri poeti sono gli unici», proseguì A. «che hanno saputo affrancarsi da questo barbarico culto della faziosità. Quanto è invidiabile la vostra terra dove, a quanto pare, solo i poeti soffrono di questo strano difetto: solo loro inseguono obiettivi; solo loro credono vera una qualche cosa; solo loro parlano in nome della verità; solo loro pensano quel che dicono; solo loro dicono quel che pensano. Quanto sarebbe magnifico se i fornai, per sentirsi appagati, non si curassero del nostro appetito, ma cuocessero soltanto; e che conquista culturale sarebbe, se i maestri interloquissero da soli invece d’insegnare; e se i medici scrivessero le loro ricette soltanto per diletto, invece di curare! Per non parlare dei sacerdoti! Quanto favolosamente bello sarebbe se nessuno di loro si preparasse una meta da perseguire! Ma cosa volete? Non è facile spuntarla. Lavorare il pane senza tenere d’occhio la sazietà di chi mangia, è considerato purtroppo, presso i nostri fornai, uno spreco di forze; e che imbarazzante ammissione: anche i medici, i maestri e i parroci hanno, mutantis mutandis, condiviso questo ridicolo pregiudizio dei fornai, pregiudizio che adesso sembra inestirpabile. Soltanto noi, come già ho detto, soltanto noi poeti abbiamo conservato la nostra sovranità e siamo liberi da quel pregiudizio. Ma qualora capitasse – perché dopotutto gli allocchi sono dappertutto – qualora capitasse che uno di loro si intestardisca a pensare veramente o a dire veramente ciò che ha pensato – già dal mattino seguente potrà dire addio per sempre al suo mestiere: perché, nella sacrosanta indignazione per avere violato il diritto a non pensare e il proprio dovere a non pensare, i suoi colleghi si solleverebbero come un sol uomo, gli appiccicherebbero addosso l’etichetta di ‹poeta fazioso› e con questa definizione sarebbe screditato una volta per tutte, verrebbe riconosciuto da tutti come un pessimo poeta. – Ma come ho già detto, questa edificante autocorrezione, purtroppo, funziona solo fra noi. Tra i fornai, i medici, i maestri e i pastori assolutamente no. Restano cocciuti! Restano incorreggibili!»

Dopodiché L., bofonchiando «che terribili sciocchezze!», si trasferì in un tavolo vicino, dove chiese prontamente informazioni e, non appena venne informato, esclamò: «ah, adesso capisco!» Senza dubbio, gli rivelarono che A. era stato un poeta fazioso. Se non qualcos’altro di più abietto.



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