Looking for Europe by Bernard-Henri Lévy

Looking for Europe by Bernard-Henri Lévy

autore:Bernard-Henri Lévy [Lévy, Bernard-Henri]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2019-03-11T16:00:00+00:00


2 “Parlamene ancora... Sono colpito... che cosa mi stavi dicendo di quell’affascinante teoria del tuo Platone greco?”

4

Chi è che bussa ancora?

“Sono io, Andrée. Ha il computer e il cellulare spenti; la stanno cercando tutti. Va tutto bene?”

Sì, naturalmente, è tutto a posto! Ho dormito dieci minuti, non ne faranno una tragedia, no?

“Ho un messaggio per lei, mi apre?”

Che messaggio? Non aspetto messaggi da nessuno...

Dal presidente Bakir Izetbegović! Le farà piacere!

Ho un problema, cara signora... Ho preso la decisione di... Vabbè, apro... non la porta, il mio portatile...

Al punto in cui sono...

Trovo il messaggio, una foto di vent’anni fa.

La pista dell’aeroporto di Sarajevo... Sono con l’ex presidente Alija Izetbegović e Bakir, suo figlio... I cecchini, sulle colline, ci tengono d’occhio... Si vede l’inquietudine nei nostri sguardi... E là, nell’angolo destro, spero che abbiano previsto un proiettore per le foto, niente caffè ok, niente croissant ok, ma senza proiettore sarebbe veramente un peccato, e lì, dunque, a mano, in francese, ha scritto: “un souvenir de BHL, ovvero Bosnia-Herzegovina Libera – contiamo su di te. Bakir Izetbegović.”

Questa foto è incredibile... Presidenti di padre in figlio, va bene... Ma se ingrandisco Bakir... Quella barba... Quella fronte... Quel bello sguardo di grande uomo civile... Non ci avevo mai pensato... Ed è certo che, a lui, nessuno glielo avrà mai detto... Ma divido in due lo schermo... Sovrappongo quest’immagine del 1935... Non salta forse all’occhio? Non dovrei forse dirglielo francamente: “Signor presidente figlio, è pazzesco quanto lei assomigli a Edmund Husserl, uno dei più grandi filosofi europei del XX secolo”?

Ecco! È da qui, non dai greci, che avrei dovuto iniziare. Da questa grande conferenza di Husserl sull’Europa, a Vienna, nel 1935, in piena ascesa nazista.

Non siamo ancora a quel punto, lo so bene... Devo calmarmi: non siamo ancora, per fortuna, al nazismo... Però... Questa xenofobia... Questo razzismo... Questa improvvisa crescita, ovunque, dei nazionalismi e dei fanatismi... La caccia ai polacchi in Inghilterra... Ai romeni in Polonia e Ungheria... Quei bianchi meschini che mettono all’indice i musulmani... Quei musulmani che, nel Londonistan, ma anche ad Amsterdam, a Parigi, altrove, mettono in gabbia le loro mogli, pure loro fascisti... E Oxford che, fino all’ultimo minuto, ha protetto Ṭãriq Ramadãn ... E Ken Loach il quale, quando gli si domanda la sua opinione sul negazionismo, risponde che la storia è fatta per essere discussa... E Joyce Carol Oates che non ha mai smentito, che io sappia, di trovare una certa grandezza negli jihadisti... E poi, ancora, l’Italia. Ancora e sempre l’Italia. Con l’antisemita Kémi Séba riciclato dai Cinque Stelle per fare il processo al franco CFA; con Alessandro Di Battista che si è recato, con Di Maio, a incontrare i Gilet Gialli, e il cui padre, Vittorio, ha appena dichiarato “Io non sono di destra, io sono fascista”; e con Luca Marsella, di CasaPound, che ha appena spiegato che “il fascismo è, prima di tutto, un sorriso.”

Il programma di Husserl, di fronte a tutti quei farabutti, era chiaro. Da una parte, diceva Husserl, ci sono i maniaci del natìo,



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