L'orizzonte di notte non esiste by Nello Scavo

L'orizzonte di notte non esiste by Nello Scavo

autore:Nello Scavo [Scavo, Nello]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Manni
pubblicato: 2022-12-27T23:00:00+00:00


La rotta balcanica

Nel bazar di Antiochia una profuga cristiana mi parla di piccoli schiavi siriani. Sembra una storia campata in aria. Ma è una buona storia e l’ascolto volentieri, mentre dentro a bicchierini di vetro orlato d’argento ci servono il çay, il tradizionale tè che ogni buon turco addolcisce con due zollette di zucchero e bianchissimi biscottini di pasta frolla.

«Li costringono a lavorare dodici ore al giorno. Ma non sono abituati. Andavano a scuola, giocavano per le strade di Homs o Aleppo, perciò faticano ad arrivare a sera senza prendersi qualche spintone dal padrone», racconta la donna.

Altri li avevo visti coi miei occhi un anno prima a Tarso, non lontano dalla casa natale di San Paolo. Dieci, dodici anni al massimo, con il viso sporco di fuliggine e le mani completamente ricoperte di cenere nerissima. Senza nessuna protezione per il corpo e per la respirazione, si avventavano sulla legna messa ad ardere facendone piccoli pezzi scuri e fumanti con cui riempire i sacchi per il carbone.

Una religiosa mi aveva raccontato che le famiglie non hanno scelta, e ogni centesimo che entra in più è una benedizione. Chi ha perso tutto, non beneficia di un sussidio, non ha neanche abbastanza denaro per poter versare un anticipo ai trafficanti di uomini e tentare il salto verso l’Europa, si vede costretto a racimolare come può qualche moneta da spendere in farina per il pane e in ortaggi che al mercato, nelle ore di chiusura, nessuno più vuole.

Ma la storia dei piccoli schiavi cristiani di Antiochia va persino oltre. Ed è tutto vero. Basta andare nel quartiere degli artigiani. Accanto alle botteghe tradizionali, ai ceramisti, ai calzolai, sono nati laboratori che confezionano abbigliamento a basso costo, scarpe sportive a imitazione dei grandi marchi, assemblano giocattoli di fabbricazione cinese.

Le mani piccole e delicate di chi al massimo avrà usato un trattore giocattolo, sono adesso ispessite dai segni della fatica. I più fortunati lavorano alle macchine da cucire elettriche, gli altri adoperano quelle a pedale. Per ore, senza sosta, i piccoli piedi spingono su e giù la pedana di ghisa. Quasi tutti hanno un cerotto da qualche parte. Basta una distrazione, e la macchina orlatrice trapassa le dita all’altezza delle unghie.

Il padrone dice di chiamarsi Abu Zakour. Altre volte ha incontrato giornalisti e a tutti ripete la sua arringa. «Sono i loro genitori a portarmeli. Lavorano per far sopravvivere le loro famiglie». Sostiene di pagarli 40 lire turche al giorno, quasi 12 euro. Mentre lo dice, i ragazzini che in fretta hanno dovuto imparare la lingua locale, si guardano tra loro trattenendo a fatica una risata per niente allegra. «La politica non mi interessa» assicura il padrone «l’importante è che i clienti mi paghino».

Secondo l’Unicef circa l’80% dei bambini rifugiati siriani non va a scuola e molti di loro finiscono a lavorare per pochi soldi.

In Turchia vengono utilizzati anche come calzolai o panettieri, in Libano raccolgono patate mentre in Giordania sono impiegati in negozi e ristoranti.

Quale futuro spetterà loro? E ai loro fratelli più piccoli?

L’Europa muore nel petto di Achmad.



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