Maestre d'amore by Nadia Fusini

Maestre d'amore by Nadia Fusini

autore:Nadia Fusini [Fusini, Nadia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2021-01-21T12:00:00+00:00


La rivalità, l’odio.

La creatura umana non è, non può essere solo invidia, rivalità, odio; è anche ammirazione, amore, gratitudine. E nella commedia assistiamo non solo alla trasmutazione di Caterina, ma alla traslazione di Petruccio, che rinasce insieme con Caterina. I due rinascono in coppia: la vera coppia può nascere solo grazie al miracolo di una metamorfica congiunzione coniugale. Non c’è sommatoria puramente formale che consenta tale miracolo. A contare, uno piú uno fa due, non uno. Ma in amore si ambisce a una superiore aritmetica, che operi il miracolo di uno piú uno che fa Uno. E proprio questo alla fine accade: Petruccio conquista Caterina e Caterina vince il suo Petruccio. E sono due in uno. L’uno e l’altro si fanno uno nel senso che ognuno di loro è anche l’altro. È Caterina, a ben guardare, che insegna la cura omeopatica che Petruccio adotterà per domarla. È lei in prima istanza a dimostrare la possibile (e in entrambi i casi difettosa, inane, rispetto al simbolo) equivalenza del pene e della lingua. Sempre lei a trasformare il suo Petruccio in bisbetico, loquace, litigioso, lunatico e stravagante amante, che conquisterà la sua donna a forza di battute.

Scopriamo cosí che gli uomini e le donne si amano parlandosi, non solo fottendosi. E se la libera articolazione di sé nel discorso è stata una difficile conquista per la femmina d’uomo, non è meno complesso il modo in cui il maschio della specie soggiace al potere della lingua. Nella grande libertà che il linguaggio a tutti dona, anche lui dovrà riconoscere l’effetto padronale della lingua; la lingua è lí per dominare. Per fare realtà. Ma oltre che un potere alienante, la lingua ha anche un potere trasformativo. Si tratta di riconoscerlo. Di imparare a negoziare con esso. A usarlo.

Caterina e Petruccio lo fanno entrambi. Gli effetti di ilarità della battaglia verbale tra di loro s’infiammano in un tripudio di effetti speciali, che brillano in particolare a contrasto con una convenzione lirica amorosa, di cui la commedia si offre come la straordinaria parodia – con al posto del cavaliere adorante e della dama altera un maschio spiritosissimo e una femmina scaltrissima, che di capriola verbale in capriola verbale si prendono alla lettera l’un l’altro nel giro della medesima scatenata energia verbale. E alla fine si allacciano in un abbraccio che piú intimo non si può. E nel confronto finale con le altre coppie, vincono per affiatamento, per ironia, per amore. «Baciami Kate», ordina Petruccio. E lei, sempre pudica («Ma come, in mezzo alla strada?»), però obbedisce: «Sí, ti darò un bacio».

Questa è la nuova Kate: dice «ti prego»; dice «amore». Non è straordinario? Ma ancora piú prodigioso è il madrigale che canta per Petruccio alla fine, in stretta rima con quello di Petruccio a lei appena maritata, all’atto terzo. Se lui aveva detto che Kate era «roba sua», che in lei si ammassavano tutti i suoi beni mobili e immobili, lei lo risarcisce salutando l’amato come il suo signore, la sua stessa vita, il suo custode, il suo capo, il suo sovrano.



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