Mao Zedong (Italian Edition) by Jonathan Spence

Mao Zedong (Italian Edition) by Jonathan Spence

autore:Jonathan Spence [Spence, Jonathan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2014-06-25T07:00:00+00:00


8. Al potere

Nell’estate del 1945, nessuno in Cina immaginava che la guerra contro il Giappone stesse per finire. Con la presa incerta su Chongqing, e i comunisti politicamente sospetti, i cinesi erano stati tenuti all’oscuro della costruzione americana della bomba atomica. D’altronde, perfino gli americani non potevano prevedere il vero effetto delle bombe atomiche che si preparavano a lanciare su Hiroshima e Nagasaki il 6 e il 9 agosto, né quanto tempo ci sarebbe voluto perché l’imperatore giapponese ordinasse al suo esercito di deporre le armi, cosa che accadde il 14. Nazionalisti e comunisti avevano i loro piani di riserva, naturalmente: i primi programmavano una lenta avanzata militare verso la costa orientale attorno a Canton, con in testa le migliori divisioni di addestramento americano, cui sarebbe seguita un’offensiva settentrionale verso Shanghai e Nanchino (pressappoco parallela alle avanzate militari del 1926 e del 1927 con il Fronte Unito); i secondi programmavano di ampliare le loro basi nel nord, accelerare la ridistribuzione della terra e la mobilitazione delle masse, rafforzare le organizzazioni di partito nelle province settentrionali dello Shandong e dell’Hebei e tentare di dar vita a efficaci organizzazioni clandestine nelle principali città. Nessuna delle due parti in causa poteva supporre che la Manciuria (dove tanto i nazionalisti che i comunisti contavano una presenza militare e politica debole o inesistente) si sarebbe rivelata la chiave di volta per la vittoria finale. Quando l’esercito sovietico invase il Manchukuo l’8 agosto, era per rispettare gli impegni assunti con Churchill e Roosevelt a Yalta, in base ai quali dovevano entrare sul teatro di guerra cinese tre mesi dopo la resa tedesca, annunciata appunto l’8 maggio 1945. Ma né Yan’an né Chongqing erano state informate degli accordi di Yalta, sempre per ragioni di sicurezza strategica.

Fu la geografia, più di qualunque altro fattore, ad aiutare i comunisti in questa fase. Dalla base di Yan’an, dalla regione Shanxi-Chahar-Hebei, e dalle forti unità di guerriglia distribuite nella provincia dello Shandong, i comunisti potevano dirigere truppe in Manciuria molto più velocemente dei nazionalisti, e Mao decise di giocare d’azzardo tentando di occupare l’immensa regione, così ricca di minerali e di risorse boschive, sebbene scarsamente popolata in confronto al cuore vero e proprio della Cina. Appena seppero della resa del Giappone, i comunisti cominciarono dunque a mettere in atto il piano. Avevano dalla loro il consistente aiuto delle forze armate sovietiche, che permisero ai cinesi di impadronirsi delle gigantesche scorte di armi e munizioni giapponesi nella strategica città ferroviaria di Kalgan, appena a sud della Grande Muraglia nel Chahar. In diverse città mongole dell’interno le truppe sovietiche prima sottomisero e disarmarono i giapponesi, poi si ritirarono, consentendo ai cinesi di entrare senza incontrare resistenza. In altre aree i russi consegnarono direttamente armi e veicoli giapponesi ai cinesi, e in almeno un caso russi e cinesi combatterono fianco a fianco, per conquistare una città di confine di importanza strategica. L’aiuto logistico russo fu altrettanto consistente, con ben centomila soldati comunisti cinesi e cinquantamila agitatori politici traghettati nel Sud della Manciuria dalle province dello Shandong e del Jiangsu, forze che furono in grado di occupare diverse città fondamentali.



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