Maria by Vladimir Nabokov

Maria by Vladimir Nabokov

autore:Vladimir Nabokov [Nabokov, Vladimir]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


VIII

Per quanto concerne la routine, dopo la rottura con Liudmila, le giornate di Ganin divennero più vuote, ma il non aver niente da fare non lo annoiava. Era talmente assorbito dai suoi ricordi da non badare più al tempo. La sua ombra alloggiava nella pension di Frau Dorn, ma il suo vero io era in Russia a rivivere le sue memorie come se fossero la realtà. Il tempo era diventato per lui il dipanarsi delle reminiscenze che si precisavano ogni giorno di più. E benché in quel tempo remoto la sua relazione con Maria fosse durata non tre giorni soltanto e nemmeno una settimana ma molto di più, non sentiva alcuna discrepanza tra il tempo reale e quello nel quale riviveva il passato, perché la sua memoria non teneva conto di ogni momento ma scavalcava interi periodi vuoti e indegni di ricordo per illuminare soltanto quelli collegati a Maria. Perciò non esisteva discrepanza tra il corso della sua vita passata e il suo presente.

Sembrava che questo passato, nella forma perfetta che aveva raggiunto, accompagnasse ora come un motivo costante la sua esistenza quotidiana a Berlino. Qualunque cosa egli facesse attualmente, quell’altra vita continuava ininterrottamente a confortarlo.

Non era solo reminiscenza, ma una vita molto più reale, molto più intensa, di quella vissuta a Berlino dalla sua ombra. Una meravigliosa avventura che procedeva con tenera genuina sollecitudine.

Nella Russia settentrionale la seconda settimana d’agosto c’era già una punta d’autunno nell’aria. Ogni tanto cade da una betulla una fogliolina gialla; i grandi campi, terminato il raccolto, acquistano una luminosa desolazione autunnale. Ai bordi della foresta, dove una macchia d’erba alta risparmiata dai falciatori mostra al vento la sua lucentezza, torpidi calabroni dormono sui cuscini mauve delle scabbiose. E un pomeriggio, in un chiosco del parco…

Sì, il chiosco. Sorgeva su pali in putrefazione sopra un burrone e vi si arrivava da entrambi i lati per due ponticelli inclinati, resi sdrucciolevoli da amenti di ontano e aghi d’abete.

Nelle sue piccole finestre a forma di rombo c’erano vetri di diversi colori; a chi, per esempio, guardava attraverso un vetro blu il mondo pareva congelato in una catalessi lunare; attraverso un vetro giallo, tutto appariva straordinariamente gaio; attraverso un vetro rosso, il cielo sembrava rosa e il fogliame scuro come il borgogna. Alcuni di questi vetri erano rotti e i loro orli frastagliati erano tenuti insieme da ragnatele. L’interno era intonacato; i villeggianti che venivano illegalmente a passeggiare nel parco della proprietà dalle loro dacie avevano scarabocchiato a matita le pareti e il tavolo pieghevole.

Un giorno vi capitò anche Maria con due amiche piuttosto bruttine. Lui le sorprese su un sentiero che costeggiava il fiume e passò loro talmente vicino con la bicicletta che le amiche si allontanarono d’un balzo con uno strillo. Poi continuò a pedalare intorno al parco, tagliò verso il centro e qui, da lontano, le vide attraverso le foglie che entravano nel chiosco. Appoggiò la bicicletta a un albero e le seguì.

«Questa è proprietà privata» disse con voce bassa e rauca. «C’è persino un avviso sul cancello.



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