Marion Zimmer Bradley by Le Nebbie Di Avalon

Marion Zimmer Bradley by Le Nebbie Di Avalon

autore:Le Nebbie Di Avalon [Avalon, Le Nebbie Di]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-12-21T23:00:00+00:00


Quella primavera a corte imperversò una febbre, e alcune delle sue dame si ammalarono; fino a Pasqua non vi fu tempo di occuparsi d'altro. Non aveva mai immaginato che si sarebbe potuta rallegrare della presenza di Morgana: ella conosceva le erbe e le arti dei guaritori, e probabilmente fu merito suo se a corte non morì nessuno mentre nella campagna circostante la febbre mieté molte vittime, soprattutto tra i vecchi e i bambini. Anche la sorellina di Ginevra, Isotta, si ammalò: ma la madre venne a saperlo e non le permise di restare a corte. Così Isotta tornò all'isola e più tardi Ginevra venne a sapere che era morta.

Si ammalò persino Lancillotto, e Artù ordinò che venisse alloggiato al castello e curato dalle dame della regina. Finché c'era pericolo del contagio, Ginevra non lo avvicinò… aveva sperato d'essere di nuovo incinta, ma s'era rivelata un'altra illusione. Più tardi, però, quando Lancillotto cominciò a star meglio, si recò spesso a trovarlo.

Anche Morgana andava a fargli visita per suonare l'arpa. E un giorno, osservandoli mentre parlavano di Avalon, Ginevra notò l'espressione negli occhi della cognata e pensò: Lo ama ancora! Sapeva che Artù se ne sarebbe rallegrato, e perciò si rodeva di gelosia mentre Lancillotto ascoltava la musica di Morgana.

Ha una voce tanto dolce! Non è bella, ma è saggia… Ginevra notò la delicatezza con cui Morgana sollevava Lancillotto e gli porgeva le medicine e le bevande rinfrescanti. Lei, invece, non ci sapeva fare con i malati, e restava in silenzio mentre la cognata parlava e rideva.

S'era fatto buio, e Morgana disse: «Non vedo più le corde dell'arpa e sono arrochita. Ora bevi la medicina, Lancillotto, e poi ti manderò il tuo servitore».

Con un sorriso ironico, Lancillotto prese la coppa che gli porgeva. «Le tue pozioni sono rinfrescanti, cugina, ma hanno un sapore disgustoso.»

«Bevi», disse Morgana ridendo. «Se lo farai, ti darò il bacio della buonanotte, e ti preparerò una focaccia al miele appena sarai in condizioni di mangiarla.»

«Sì, madre», rispose lui arricciando il naso. Ginevra si accorse che Morgana non aveva gradito quella risposta scherzosa; tuttavia, quando Lancillotto finì di bere, si chinò a baciargli la fronte.

«Ora dormi, da bravo», disse ridendo. La risata era amara, tuttavia, e Morgana uscì subito.

Ginevra indugiò accanto al letto. «Ha ragione, mio caro. Dovresti dormire.»

«Sono stanco di sentir ripetere che Morgana ha ragione», disse Lancillotto. «Siedi per un po' accanto a me, amor mio…»

Era molto raro che ardisse parlarle così, ma Ginevra sedette sul letto e gli porse la mano. Dopo un po', Lancillotto l'attirò vicina e la baciò. Alla fine sospirò e non protestò quando lei si alzò di nuovo in piedi. «Amor mio, non possiamo continuare così. Devi darmi licenza di lasciare la corte.»

«Per andare a caccia del drago? E che cosa farebbe Pellinore, allora?» chiese Ginevra, sforzandosi di scherzare.

Lui le prese le braccia. «Non dire così! Io lo so e tu lo sai… Dio ci aiuti, credo lo sappia persino Artù, che non ho amato altra donna eccettuata te fin dalla prima volta che ti vidi in casa di tuo padre.



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