Il figlio del cimitero by Neil Gaiman

Il figlio del cimitero by Neil Gaiman

autore:Neil Gaiman [Gaiman, Neil]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Narrativa per ragazzi
ISBN: 9788852033841
editore: Mondadori
pubblicato: 2010-06-21T16:00:00+00:00


Bod si svegliò il pomeriggio successivo nella tomba degli Owens, e si sentiva come se fosse stato messo a parte di un segreto enorme, come se avesse fatto qualcosa di importante, e non vedeva l’ora di parlarne con qualcuno.

Quando la signora Owens si alzò, Bod disse: — È stato fantastico la notte scorsa!

— Davvero? — disse la signora Owens.

— Abbiamo ballato — le raccontò Bod. — Tutti quanti. Giù alla Città Vecchia.

— Davvero? — ripeté la signora Owens, e sbuffò. — Ballato, come no. Comunque sia, lo sai che non hai il permesso di andare in città.

Bod sapeva bene che non era il caso di provare a parlare con la madre, quand’era di quell’umore. Scivolò fuori dalla tomba, mentre scendeva il crepuscolo.

Salì su per la collina, fino all’obelisco nero e alla lapide di Josiah Worthington, dove c’era un anfiteatro naturale da cui poteva osservare la Città Vecchia e le luci tutt’intorno.

Josiah Worthington era in piedi accanto a lui.

— È stato lei ad aprire le danze — disse Bod. — Con il sindaco. Ha ballato con lei.

Josiah Worthington lo guardava senza dire nulla.

— È vero! — disse Bod.

Josiah Worthington replicò: — I vivi e i morti non si mischiano mai, ragazzo. Non facciamo più parte del loro mondo; e loro non fanno parte del nostro. Se davvero avessimo danzato la danse macabre, la danza dei morti, con i vivi, non ne parleremmo, e di certo non lo faremmo con loro.

— Ma io sono uno di voi!

— Non ancora, ragazzino. Non in questa vita.

Bod comprese perché aveva partecipato alle danze dalla parte dei vivi e non era stato coinvolto nella parata che era discesa dalla collina, e disse solamente: — Capisco… credo.

Scese la collina di corsa, un ragazzino di dieci anni impaziente, così rapido che per un pelo non inciampò su Digby Poole [1785-1860, Quel che sono un dì sarete]; poi recuperò l’equilibrio con uno sforzo di volontà e si precipitò alla vecchia cappella, nel timore di non giungere in tempo per incontrare Silas, e di arrivare quando il tutore era già andato via.

Bod si mise a sedere sulla panchina.

Ci fu un movimento alle sue spalle, anche se non udì alcun rumore, poi il tutore lo salutò: — Buonasera, Bod.

— Tu eri lì, ieri notte — disse Bod. — Non provare a dire che non c’eri o cose del genere, perché lo so che c’eri.

— Sì — ammise Silas.

— Ho ballato con lei. Con la Signora dal cavallo bianco.

— Davvero?

— Ma tu l’hai visto! Ci stavi guardando! I vivi e i morti! Danzavamo. Perché nessuno vuole parlarne?

— Perché esistono cose chiamate misteri. Perché ci sono cose di cui è proibito parlare. Perché ci sono cose che la gente non ricorda.

— Ma tu ne stai parlando, adesso. Stiamo parlando della Macabradanza.

— Non l’ho ballata — sottolineò Silas.

— Però l’hai vista.

— Non so che cosa ho visto.

— Ho danzato con la Signora, Silas! — esclamò Bod. Allora il tutore parve sul punto di perdere la pazienza e d’un tratto Bod si sentì sgomento, come un bimbo che abbia risvegliato una pantera che dormiva.



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