Mein kampf by Adolf Hitler

Mein kampf by Adolf Hitler

autore:Adolf Hitler
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Bompiani
pubblicato: 1940-04-27T23:00:00+00:00


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Come dissi, dopo l'annientamento del vecchio esercito la rivoluzione si trovò costretta a crearsi un nuovo fattore di potenza, per rafforzare l'autorità del suo regime. Allo stato delle cose, poté solo crearselo valendosi di seguaci d'una concezione del mondo opposta alla sua. Solo con costoro poté formarsi, col tempo, un nuovo esercito che, limitato nel numero dai trattati di pace, doveva, in seguito, essere trasformato, nella sua mentalità, in uno strumento del nuovo regime.

Astraendo da quei reali difetti ed errori del vecchio Stato che furono, in parte, causa del successo della rivoluzione, si può stabilire che questo successo fu dovuto: 1) al venir meno dei nostri concetti di adempimento del dovere e di obbedienza; 2) alla vile passività dei nostri partiti cosiddetti conservatori.

Aggiungo, che il dileguarsi dei nostri concetti di adempimento del dovere e di obbedienza è effetto della nostra educazione, che non è nazionale ma solo statale. Anche qui si confonde il mezzo con lo scopo. Lo coscienza del dovere, l'adempimento del dovere, l'obbedienza, non sono scopi in sé, come lo Stato non è uno scopo in sé: essi tutti debbono solo essere mezzi per rendere possibile e sicura l'esistenza d'una comunità avente eguaglianza di vita fisica e morale. In una ora in cui una nazione crolla e, secondo ogni evidenza, sta per essere vittima di una grave compressione, in grazia dell'opera di pochi miserabili, l'adempimento del dovere, l'obbedienza prestata a questi miserabili significano solo un formalismo dottrinario, una pura follia. Viceversa, il rifiuto dell'adempimento del dovere e dell'obbedienza a coloro può salvare una nazione dal tramonto.

Secondo l'odierna concezione dello Stato, il generale di divisione che a suo tempo ricevette dall'alto l'ordine di non sparare, ha agito in conformità del suo dovere, e quindi ha agito bene, se non ha sparato, perché il mondo borghese della cieca obbedienza formale è più prezioso della vita della nazione. Invece, secondo la concezione nazional-socialista, in momenti simili non vige l'obbedienza a deboli superiori ma l'obbedienza alla comunità nazionale. In un'ora come quella, entra in scena il dovere di assumersi una responsabilità personale di fronte ad un popolo intiero.

Questa nozione era andata perduta nel nostro popolo o, meglio, nei nostri governi e aveva lasciato U posto a nozioni puramente formali e dottrinarie: e ciò permise il successo della rivoluzione.

Quanto alla codardia dei partiti «conservatori», essa ebbe per causa profonda la scomparsa della parte attivista e ben pensante del nostro popolo dalle loro file: di quella parte che si dissanguò sui campi di battaglia. Inoltre, i nostri partiti borghesi, che possiamo definire come le sole formazioni politiche che si tenessero sul terreno del vecchio Stato, erano convinti di dover difendere le loro idee soltanto per vie e con mezzi spirituali, poiché l'impiego di mezzi fisici spettava unicamente allo Stato. Questa mentalità è segno di una debolezza, di una decadenza che si va a poco a poco formando, ed era assurda in un'epoca in cui un avversario politico aveva già da lungo tempo abbandonato questo punto di vista e professava in pubblico di voler raggiungere i suoi scopi anche con la violenza.



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