Metropolis by Hans Tuzzi

Metropolis by Hans Tuzzi

autore:Hans Tuzzi
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli


Palestro, Porta Venezia

(linea 1 rossa)

1790: il conte Ludovico di Belgiojoso commissiona a Giuseppe Piermarini una villa in strada Isara. Il discusso architetto alla moda passa l’incarico all’allievo Leopoldo Pollack – allievo che in privato non risparmiò critiche al maestro: in un sonetto anonimo lo definì «Un asin in Milan Regio Architetto» accusandolo di alzare «in un momento… regie ville senza loggia e porta» (Monza), «di Brera l’orrido portone» e «una porta senza tetto» (Porta Orientale, oggi Porta Venezia) concludendo: «e si dirà la porta del Coglione». Quando si parla di stile… – e Pollack in tre anni completa l’edificio. Ma dell’arredo interno s’occupa Piermarini chiamando il poeta Parini a suggerire i temi dei decori, come già era accaduto per il Palazzo Reale.

Oggi strada Isara si chiama via Palestro e Villa Belgiojoso, affacciata su quello che fu il primo giardino all’inglese di Milano, fu nei secoli rinominata Bonaparte, Reale, Comunale. Qui sino all’apertura del Museo del Novecento (→ DUOMO) la Galleria d’Arte Moderna esibiva come biglietto da visita Il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo, e chissà che non torni a esibirlo. Nel perimetro delle Scuderie, invece, sorge il Padiglione d’Arte Contemporanea, primo edificio italiano espressamente progettato per l’arte del nostro tempo: Ignazio Gardella lo realizzò nel 1954 e lo ricostruì com’era dopo l’attentato mafioso del 1993. Una lapide ne ricorda le vittime. Una delle tante lapidi d’un Paese di poca memoria. Qui convivono nello stesso spazio il neoclassicismo, l’arte moderna e il giardino nella concezione urbana dell’Ottocento.

Di là dalla strada si aprono infatti quelli che oggi si chiamano ufficialmente giardini Montanelli ma che tutti conoscono come ‘i giardini di Porta Venezia’. Ma tutta l’area è verde di giardini segreti: se i Boschetti di via Marina, fra Villa Belgiojoso e il Senato, sono oggi parcheggio a cielo aperto, basta percorrere le vie sul retro di palazzo Serbelloni all’angolo fra corso Venezia e via San Damiano – edificato nel 1793, ospitò Napoleone e Vittorio Emanuele II – per scoprire un mondo di silenzi, ville, giardini. A tre minuti a piedi da piazza → San Bàbila.

Il corso subentra a quello di → Porta Romana come passeggio di rappresentanza: qui e sul rettifilo parallelo più a nord, che sarà via Manzoni (→ MONTENAPOLEONE), si svolge con successo mondano il corso delle carrozze. E Stendhal racconta che le dame, nei giorni di gran freddo, se la prendevano col “maledett Bonapart”, che con la strada del Sempione, secondo loro, aveva aperto un varco ai gelidi venti del Nord, fin allora trattenuti dalle Alpi. E c’era chi si lamentava invece per l’odore di fimo che filtrava dalle scuderie dei molti palazzi nobiliari. Palazzi che qui si allineano composti: neoclassici, come quelli di Saporiti, Bovara e Archinto, e anche più tardi, come la floreale Cà di ciapp, civico 47: la casa delle chiappe ossia natiche o, come vuole la Crusca, parti deretane.

Commissionata dall’ingegner cavalier Ermenegildo Castiglioni, venne innalzata da Giuseppe Sommaruga fra 1900 e 1904. Le cariatidi di callipigia avvenenza, viste da tergo, ispirarono subito ai milanesi il nome che le è rimasto attaccato.



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