Midal Fabrice - 2017 - Sono tutte stronzate! Il metodo francese per superare il senso di colpa: non serve essere perfetti by Midal Fabrice

autore:Midal Fabrice [Midal Fabrice]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Self-Help, Personal Growth, General
ISBN: 9788822710031
Google: UkOpyQEACAAJ
Amazon: 8822710037
editore: Newton Compton
pubblicato: 2017-07-05T22:00:00+00:00

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Smettete di voler capire tutto

Scoprite il potere dell’ignoranza

Impara con cautela. Una vita intera non basta a disimparare tutto quello che, ingenuo, sottomesso, ti sei lasciato ficcare in testa – innocente! – senza pensare alle conseguenze.

HENRI MICHAUX,

Trave angolare

«Secondo le leggi dell’aerodinamica, il calabrone non può volare: il rapporto matematico fra la testa, troppo grande, e le ali, troppo piccole, gli impedisce di mantenere il corpo in aria. Ma il calabrone non lo sa: per questo vola», osservava divertito Igor Sikorskij, pioniere dell’aviazione russo-americano e inventore dell’elicottero, nell’elaborare la teoria di quello che chiamava «il potere dell’ignoranza».

Potere di cui noi, calabroni incompiuti cui manca la capacità di osare, siamo sprovvisti. Non attribuiamo alcun potere all’ignoranza, la disprezziamo e gli opponiamo quella che crediamo essere la nostra superiorità di esseri umani: la facoltà di capire tutto. Se fossimo stati calabroni, avremmo riflettuto prima di lanciarci in aria. E, com’è logico, saremmo rimasti prudentemente piantati al suolo, poiché volare è per noi tecnicamente impossibile. Saremmo rimasti letteralmente prigionieri della nostra mentalità. Ne saremmo morti, non vi è dubbio.

Diffidiamo della nostra volontà di capire tutto: essa ci conduce fuori strada. Devo cambiare lavoro, o impresa, o stile di vita, poiché hanno dimostrato di avere un effetto nocivo sulla mia vita? Ecco questioni concrete che spesso affrontiamo perdendoci in speculazioni, calcoli, esitazioni. Valutiamo all’infinito i pro e i contro, lasciamo passare mesi, anni, per poi riprendere i nostri calcoli e sentirci invadere dal terrore perché la colonna dei “contro” non è mai vuota. Alla fine, restiamo dove siamo, a piangerci addosso e rimpiangere: «Ah, se solo avessi…».

Ci trasciniamo appresso i rimpianti che si accumulano, le sofferenze che s’incancreniscono, i “se solo…”. Seguiamo terapie per cercare di capire, sperando che la comprensione ci liberi. Capiamo molte cose, ma questo non ci permette di cambiare. Pensate a quante persone possono spiegarvi per ore, nel dettaglio, i loro problemi, la situazione dei loro genitori, le ferite che hanno subìto. Risultato? Si chiudono solo un po’ più in se stesse di quanto non lo fossero già.

I miei quattro nonni erano tutti sfuggiti alla Shoah. A casa nostra non si parlava mai di questo passato, ma, a maggior ragione, esso era ancora più presente, opprimente. Una delle mie nonne era arrivata in Francia da sola, all’inizio degli anni Trenta. Quando le era giunta l’eco delle atrocità dei nazisti in Polonia, aveva fatto il possibile per tornare indietro, avvertire la sua famiglia, aiutarla a fuggire. Non vi era riuscita. È vissuta con questo rimorso fino all’ultimo respiro. In salone, aveva incorniciato la foto dei genitori e del fratello, morti nei campi di concentramento. Nella sua testa, riscriveva incessantemente la storia. Il suo dolore era insopportabile, e lei lo manteneva vivo giorno dopo giorno. Quando, una volta diventato adulto, l’ho interrogata al riguardo, mi ha risposto in modo vago, sospirando che non aveva potuto dir loro addio. Ho letto libri, ne ho parlato con alcuni storici e psicologici, ho interpellato testimoni e specialisti, ho cercato di capire, di capire, di capire, convinto che

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