Mondoviaterra by Eddy Cattaneo

Mondoviaterra by Eddy Cattaneo

autore:Eddy Cattaneo
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2011-12-08T23:00:00+00:00


Oceano Pacifico, punto imprecisato al largo del Giappone, giorno 203

sabato 11 aprile 2009

Il giorno della marmotta

Mi sveglio nella mia cabina a poppa, dopo la solita doccia mi lavo i denti e, come ieri, il tappino del dentifricio cade nel lavabo. Poco male, stacco il sifone e lo recupero. Sto per uscire e mi accorgo che l’orologio appeso al muro segna ancora la stessa data di quando mi sono addormentato, 11 aprile 2009, anche se le lancette continuano a girare. Esco e sulle scale incrocio il primo ufficiale, un tedesco panzuto e barbuto, un Capitan Findus casalinga frustrata che nella mano brandisce una ramazza da ponte, gocciolante. Sta agitando lo scettro pulente e inveisce contro gli oiler man filippini che, salendo dalla sala macchine, non hanno prestato la dovuta attenzione, lasciando terribili macchie nere di superolio da pistone. Ma questa scena l’ho già vissuta continuo ad avere dei déjà-vu.

A colazione wurstel bollito, di nuovo. Normale, sono tutti tedeschi e filippini, però quando a pranzo ritorna la zuppa di maiale con mais, stinco e patate come secondo, comincio a pensare che nell’aria ci sia qualcosa di strano. Soprattutto quando, col mio italico gesticolare, rovescio ancora la brocca con la bevanda dall’inquietante colore blu antigelo, che gli ufficiali del mio tavolo tracannano durante i pasti come fossero radiatori. Tutto sembra ripetersi, o forse sono io che sono condizionato dalla vita chiusa in una nave. Fuori il vento è freddo e cane.

Mi siedo sulla panchina preferita, quella sul quarto ponte di fronte all’oblò della mia cabina, per respirare l’aria marina che spostiamo. Quanto può durare questa infinita linea? Quanto spazio serve alla spugna dentro la testa per assorbirla tutta? Quante onda su onda possono morire senza mai vedere un paoloconte? Ma soprattutto perché quel gabbiano l’ho già visto perdere il pesce dal becco? Sono confuso. Forse sono in un punto del globo dove tempo e spazio sono congelati. Follia? Incubo? Troppe droghe filippine nascoste nella salsa di maiale?

Come ieri, sono invitato a un pokerino col capitano Nelson, un birmano che chiama tutti gentleman e tracanna come un sir taniche di whisky anglosassone. Seduti al tavolo con noi ci sono Michael il surfer e Jan, un polacco convinto che la Polonia abbia vinto la guerra. Ci giochiamo birre. A questo punto me l’aspetto, alla fine rimaniamo ancora io e il capitano, però oggi vinco. Che succede? Stiamo uscendo dal ghiaccio che imprigionava minuti e metri? Qualcuno ha spento lo strumento che ci cristallizzava? Sento rintoccare la mezzanotte, la giornata è finita.

Arrivano gli altri ufficiali. Uno di loro ha in mano una caraffa piena di un liquido trasparente, mi dicono di bere. Perché? Cos’è? Vodka? Cordobes? Lacrime di porco? Sudore suino?

“Bevi! Butta giù, tutto in un fiato.”

Butto giù. Che schifo, sembra acqua di mare, spero. Tutti ridono, è un rito di iniziazione, alla fine del quale mi consegnano un papiro, un attestato per aver superato indenne la Linea Internazionale del Cambiamento di Data. Che, attraversata da ovest verso est, fa rivivere due volte la stessa giornata. Ti addormenti sabato 11 aprile e ti svegli sabato 11 aprile.



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