Muhammad Ali, la vita by Jonathan Eig

Muhammad Ali, la vita by Jonathan Eig

autore:Jonathan Eig
La lingua: ita
Format: epub
editore: 66THAND2ND
pubblicato: 2019-05-07T16:00:00+00:00


831. Ibid.

832. Intervista dell’autore a Khalilah Camacho-Ali, 21 novembre 2014.

833. Ishmael Reed, The Complete Muhammad Ali, Baraka Books, Montreal, 2015, p. 151.

834. Intervista dell’autore a Jesse Jackson, 6 luglio 2016.

835. Ibid.

836. Ibid.; intervista dell’autore a Gene Kilroy, primo luglio 2016.

837. Clay “Grants” World Title, «The Washington Post», 27 maggio 1970.

29. Stand by me

Un giorno, nell’agosto del 1970, Joe Frazier fece salire Muhammad Ali nella sua Cadillac dorata. Il campione in carica era seduto di traverso nel posto del guidatore, come se stesse cavalcando all’amazzone, e teneva il volante con la mano sinistra mentre con la destra gesticolava verso Ali. Frazier indossava una maglietta gialla, pantaloni gialli a strisce, stivali color cuoio e un cappello da cowboy marrone chiaro. Andarono da Philadelphia a New York, Ali davanti e il suo ghostwriter Richard Durham sul sedile posteriore, con il registratore acceso.

Quel viaggio era stato un’idea di Ali, per raccogliere materiale per il libro che si sarebbe intitolato Il più grande: la mia storia.

ALI (dopo quasi dieci minuti di silenzio): «Quanto ci vorrà?».838

FRAZIER: «Saremo là per le cinque».

ALI: «Speriamo. Io alle cinque ho un appuntamento».

FRAZIER: «Di cosa ti lamenti? Io avrei dovuto esserci alle tre. (Bisbetico) Ho perso tempo ad aspettarti».

ALI (lunga pausa): «Come va la gamba? Quella che ti sei rotto a Las Vegas?».

FRAZIER: «Andrà a posto. Ancora due o tre settimane e poi potrò tornare sul ring. Intanto sono calato di peso, amico. Guarda».

ALI: «Sì, mi sembri in forma».

FRAZIER: «Non sono grasso, credimi».

ALI: «Però sei come me. Aumenti facilmente di peso, vero?».

FRAZIER: «Troppo facilmente. È tutta colpa di quei buoni piatti che ci fanno le mogli».

ALI: «Di tutta quella buona cucina».

FRAZIER: «Quando sei a riposo te ne stai in casa… non esci quasi mai».

ALI: «Sì, per rimetterti in sesto, e poi vai a dormire. È questo che ti butta giù».

FRAZIER: «Sì, ti fa ingrassare».

ALI: «Prova a mangiare pompelmi senza zucchero, amico».

Notarono una macchina della polizia e si chiesero perché gli agenti li stessero fissando. Parlarono degli imminenti match di Frazier.

ALI: «Dimmi la verità, amico. Se dovessi batterti con me, avresti paura?».

FRAZIER: «No, amico. Te lo giuro!».

ALI: «Davvero non avresti paura?».

FRAZIER: «No, per niente!».

ALI: «Neanche del mio jab sinistro e dei miei passi di danza?».

FRAZIER: «Noooo! Ti starei sempre vicino. Dicono tutti che sei così svelto ad allontanarti. Ma ti accorgeresti come sono svelto io ad avvicinarmi».

Ali lo incalzò. Frazier avrebbe finito per ammettere di essere spaventato.

ALI: «Non potresti mai sfuggire al mio jab» disse. «Mai!».

FRAZIER: «Vedi, gli altri ti lasciano fare quello che vuoi. […] Ti lasciano saltare sul ring e danzare e tutto il resto…».

ALI: «Non potresti mai impedirmi di saltare e danzare. Come faresti?».

FRAZIER: «Ti sarei sempre addosso. Ogni tuo respiro lo soffieresti sulla mia testa».

ALI: «Ma ti stancheresti, dopo cinque o sei round di corpo a corpo».

FRAZIER: «Ti stancheresti anche tu, cercando di sfuggirmi. Di correre, di tirare jab, di abbassarti, di schivare… ti stancheresti anche tu».

L’auto si fermò a un semaforo e Ali si sporse dal finestrino: «Ehi, voi due lì in quell’angolo! State in guardia!». Le ragazze riconobbero Ali ma non Frazier.



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