Museo del romanzo della Eterna. (Primo romanzo bello) by Macedonio Fernández

Museo del romanzo della Eterna. (Primo romanzo bello) by Macedonio Fernández

autore:Macedonio Fernández [Fernández, Macedonio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-04-18T22:00:00+00:00


— Addio, allora. Attendo le sue lettere. Mi sembra che stia meglio, adesso.

— Sì, comprendo meglio della scorsa notte. Se non può trattenersi, l’allegria di oggi sarà finita. Le scriverò molto: ora ho più speranze. Addio, Eterna.

Padre e Dolce-Persona s’incontrano di nuovo:

— Me ne vado. Dunque, come hai saputo?

— Quando il Presidente viveva con noi, scrisse qualcosa che io poi trovai, inaspettatamente, dal titolo “Diario di Dolce-Persona che scrive al Presidente durante la sua permanenza in casa di lei”, nel quale lessi ciò che accadde alla nostra tavola il giorno in cui ti adirasti tanto con me per l’ennesimo, terribile frastorno che ti procurai, quel mattino, con la mia negligenza. A tavola, per placarti e per discolparmi, disse che ero inetta a ciò che richiede memoria e attenzione. E io dissi: “Sì, non sono adatta a incarichi che richiedono memoria ma allo studio o al lavoro assidui.” E tu mi trafiggesti con lo sguardo, con un’espressione di minaccia che non compresi; e mi dicesti, furente, alcune parole, squadrandomi dall’alto in basso. (Padre ricorda bene di averle detto: “Sì, so io a cosa servi!”)

“Giorni dopo, in quel terribile istante che abbiamo vissuto, capii che, oppresso dall’estrema miseria e dalle eterne angosce che le mie incredibili negligenze causavano a te e a tutta la nostra famiglia, e convinta che tutti i tuoi castighi, le ingiurie e le percosse di cui poi ti pentivi così tanto, con me non servissero a nulla, visto che neppure li ricordavo; e oltretutto con il triste sospetto — che non mi sono mai meritata — che io fossi dominata da certe passioni, per tutto questo ti eri proposto d’infliggermi una punizione esemplare. (Padre ricorda con orrore l’istante in cui, è vero, aveva deciso di lasciare nella figlia una macchia incancellabile. E pensa: “Grazie al cielo non potei mettere in atto ciò che solo il desiderio, e mai l’odio, può compiere”.) E di ciò ero già stata avvisata dal Presidente, che mi crede nevrotica, e che, intuendo quella sera il tuo proposito, mi avvertì che, se non ci fossimo separati, io ti avrei ucciso o tu mi avresti fatto impazzire, reso folle dall’ira per i disastri che provocavo in casa; e in più mi disse: “Suo padre è un uomo buonissimo, che ama tutta la famiglia con abnegazione; nessuno è più compassionevole e generoso di lui. Ma, al peso crescente della sua bancarotta, si aggiunge quella vena di isterismo che va accentuandosi in lei. Evitatelo fino al mio ritorno.”

— È così, l’ho pensato: povero Presidente!

E, a dire il vero, la povera Dolce-Persona era, “per disgrazia, forse” di aspetto attraente e, ad un tempo, ingenua di fronte alla sensualità: viso piacente, benché insignificante; voce bellissima, sprovvista di sensibilità musicale; talvolta sgraziata nel portamento; bionda di capelli, docile se trattata con dolcezza ma intrepida nello scontro personale; al punto che Padre, quando la rimproverava, doveva guardarsi dalle sue reazioni violente, benché senz’odio.

Nelle forme così sensuali e innocenti di Dolce-Persona si vedeva lo splendore di Buenos Aires, città suprema, in cui



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