Nature silenziose by Luciana Repici

Nature silenziose by Luciana Repici

autore:Luciana, Repici [Repici, Luciana]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815323873
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


4. Giardini del cuore

Nelle sue Georgiche Virgilio racconta anche di un giardino, ma lo delinea quasi come un giardino ancora da scrivere. Dato che l’opera volge ormai al termine, egli si limiterà a menzionare ciò che avrebbe potuto dire sul modo di abbellire e rendere fiorenti gli orti e a ricordare come era fatto il giardino di un vecchio che aveva visto personalmente a Taranto. Se ne avesse scritto, avrebbe decantato un giardino in cui fossero piantate fianco a fianco rose di Paestum, cicoria (intibum), apio, il «grasso» cocomero (cucumis), narcisi, acanto, «smorte edere» e mirto. Nel giardino che aveva visto, un terreno inadatto al pascolo e alla coltivazione della vite, c’erano ortaggi (olus) in file rade e, tutt’intorno, bianchi gigli, verbene e «l’esile papavero». Lui, il vecchio, ricco del poco che gli assicurava tuttavia il nutrimento, era il primo a cogliere la rosa in primavera e la frutta in autunno e a potare il giacinto in inverno. Abbondante era il miele che le api depositavano nei suoi favi e molti i suoi alberi: tigli e pini, rigogliosi alberi da frutto, olmi, peri e prugni, un platano per far ombra ai bevitori. È difficile decifrare i motivi per i quali Virgilio sceglie di non dilungarsi sul tema[28]. Columella, che nel I sec. d.C. si assume il compito di dare forma scritta al giardino sospeso delle Georgiche, ne individua la ragione nella tenuitas della materia da trattare, il cultus hortorum appunto. Di ciò anzi Columella avverte il suo lettore, quasi a voler giustificare l’inserimento in una trattazione di agricoltura di un argomento più leggero come questo, per di più abbandonando la veste prosastica del trattato e adottando una scrittura in poesia[29]. È comunque in conformità agli stessi praecepta del «divino poeta» che egli pianterà questo suo giardino scritto. Dopo aver scelto il terreno adatto e averlo recintato, bisognerà lavorarlo con le necessarie opere e tracciare e intervallare «anguste aiole» con «piccoli viottoli». Solo quando la terra sarà «ordinata da netto disegno» (puro discrimine pectita tellus), sarà tempo di piantare i fiori, le «stelle terrestri». La natura da giardino appare così quasi geometricamente disegnata e organizzata, ma le sue aiole non saranno solo un tripudio floreale – bianche campanule (leukoia), dorati fiorranci (caltae), narcisi, boccaleoni, gigli, giacinti bianchi e azzurri, viole pallide e dorate, rose. In esse si pianteranno anche erbe mediche e afrodisiache (panacea, glaucea, papaveri, i bulbi di Megara e di Sicca, l’eruca), ma non mancheranno neppure gli ortaggi e il grano. La componente estetico-contemplativa fa quindi tutt’uno in questo orto-giardino con la componente dell’utilità. E sulla scena irrompe anche la dura quotidianità del faticoso lavoro e delle avversità che su di esso incombono ad opera del «crudele Giove» (ferus Iupiter). Come Virgilio, anche Columella individua nel labor e nell’esperienza il rimedio contro le orrende calamità (monstra); ma per Columella servono anche le «arti etrusche» (Tuscis artis) e, all’occorrenza, le «dardanie arti». Evidentemente, la sola protezione divina non è più considerata risolutiva; se necessario, neppure magia e stregoneria dovranno essere evitate[30].



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