Nella tana by Michaela Kastel

Nella tana by Michaela Kastel

autore:Michaela Kastel [Kastel, Michaela]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 0000000000000
pubblicato: 2021-11-24T22:00:00+00:00


“Papà era di nuovo accanto al mio letto.”

Smetto di rammendare la federa di Henna e la guardo. Il suo viso in genere allegro è pallido e serio. Infila le gambe sotto la coperta e stringe il cuscino nudo come se fosse una cosa viva.

“Hai sognato di nuovo, piccola. Non devi aver paura dei sogni, non sono reali.”

“Ha detto che ci farà del male… e che tornerà. Presto!” Tira su col naso e si morde le labbra angosciata. Cerco di accarezzarle la testa, ma lei si ritrae rintanandosi ancora di più.

Lancio un’occhiata perplessa a Theo, seduto a gambe incrociate sulla sua brandina pieghevole e immerso nei fumetti, la sua unica lettura da quando è arrivato. La mia muta richiesta di sostegno viene ignorata.

Vado alla finestra e chiudo bene le tende. Forse è solo la notte a far paura a Henna, da bambina ero come lei. Attraverso i piccoli vetri opachi, il buio somiglia a una massa impenetrabile che soffoca qualsiasi traccia di vita. Come se si guardasse dall’oblò di una nave affondata, a migliaia di metri sotto il livello del mare.

Finisco di rammendare la federa raccontando a Henna la storia di Fiffi lo scoiattolo che le piace tanto. Quando finalmente le si chiudono gli occhi, sono le dieci passate. Spengo la luce, Theo prende subito la torcia e continua a leggere con la testa sotto la coperta. Scendo di sotto a controllare porta e finestre, anche se Jannik è sempre molto scrupoloso. Henna e i suoi maledetti incubi… È ridicolo. Papà è morto, e nemmeno la fantasia più sfrenata può cambiare questo dato di fatto.

Sto per tornare indietro, ma noto che la porta di ingresso è aperta di uno spiraglio. Abbasso la maniglia e sbircio fuori, tesa.

“Santo cielo, mi hai spaventata!” In un misto di sollievo e rabbia, spalanco con forza il battente che urta contro la parete. “Cosa ci fai lì? Vieni dentro, ti prenderai un accidente.”

“Ah, tutto a un tratto ti preoccupi?” Nika si volta verso il pozzo, il cui profilo spigoloso si distingue nell’oscurità. Nonostante il gelo, indossa solo la lunga camicia da notte e un paio di vecchie pantofole che affondano nella neve. Non cerca nemmeno il riparo della tettoia, il vento le soffia i fiocchi in faccia.

Chiudo in fretta la porta perché la casa non si raffreddi e la raggiungo. Tremando come una foglia, rifletto se metterle il mio cardigan sulle spalle.

“Non ti disturbare,” mi blocca lei mentre mi sfilo una manica. “Non ho freddo.”

“Raccontalo ai tuoi piedi, hai le dita blu. Che ti salta in testa? Vuoi ucciderti, forse?”

“Pensavo. È proprio bello qui. Oggettivamente parlando, intendo. Così pulito e tranquillo. Ora che non c’è più papà.”

Strani discorsi. Mi muovo verso la porta. “Dai, entriamo.”

“Dillo che hai paura dell’uomo nero.”

Ci è andata vicina, però no. Ho paura delle sagome scure e immobili dei pini, con le cime che svettano alte sopra il pendio come le lance di un esercito appostato. È inquietante il modo in cui Nika fissa il bosco, quasi in attesa che il buio piombi su di noi.



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