Nero d'inferno by Matteo Cavezzali

Nero d'inferno by Matteo Cavezzali

autore:Matteo Cavezzali
La lingua: eng
Format: epub


Ancora tu. La seconda verità di Matilde

Pensavo che non avrei mai più sentito il suo nome, invece poi arrivò la polizia. Suonò il campanello un agente dall’aspetto trasandato. Non sembrava affatto un poliziotto, se non fosse stato per l’uniforme lo avrei scambiato per un poco di buono. Assieme a lui c’erano altri tre uomini, entrarono in casa senza nemmeno chiedere il permesso. Volevano sapere se conoscessi “Mike Boda”. Dissi di no. Avevo paura. Perquisirono la casa da cima a fondo. Rovesciarono i cassetti, spalancarono gli armadi, spostarono i mobili. Tolsero anche due mattonelle dal pavimento perché avevano sentito che sotto era vuoto. Si comportavano più come zingari che svaligiano un appartamento che come funzionari di stato.

Trovarono le sue lettere. Era stato stupido da parte mia conservarle, ma non erano stati in molti a scrivermi parole tanto dolci e così mi ero fatta prendere dalla nostalgia. Le tenevo chiuse in un vecchio barattolo di caffè. Nei giorni di pioggia, quando mi sentivo più sola e triste del solito, le tiravo fuori e le rileggevo. È incredibile come le belle parole possano farci stare meglio, più di una medicina. E così le scorrevo con gli occhi lentamente, una dopo l’altra. Era crudele il ricordo di quei giorni, mi faceva soffrire, ma al tempo stesso sentivo venir meno il peso che avevo nel petto. Quelle lettere erano uno sciroppo, amaro al gusto ma benefico. Con la differenza che i soldi per uno sciroppo non li avevo mai avuti, mentre quelle lettere potevo rileggerle ogni volta che ne sentivo il bisogno. Amavo la forma allungata che dava alle “l” e alle “g”. Mi chiamava “pettirosso”, “dolce amore”, “tenera compagna”. Ora me le hanno portate via. Non mi sono rimaste nemmeno le sue parole. E i ricordi cosa valgono, se non hanno con sé le parole a trattenerli? Volano via, sbiadiscono. Che tristi giorni saranno, quelli in cui due amanti non potranno più conservare le loro lettere...

A quel punto i poliziotti mi portarono in una stanzetta, mi chiesero tutto di noi. Non so come avessero fatto a scoprire che avevamo avuto una relazione quando Mike stava a Roxbury. Gli dissi quello che volevano. Avevo già una vita abbastanza complicata senza che ci si mettesse pure la polizia, l’unica cosa di cui mi importava era liberarmi da quell’impiccio il più velocemente possibile. Volevano conoscere le sue idee politiche, i nomi delle persone che frequentava in quegli anni. Non lo sapevo bene, in realtà. Erano socialisti, credo, o qualcosa di simile. Quello che parlava sempre era Galleani, ma non ricordavo il nome di battesimo. Poi c’era il ricciolino, mi pare Valdinoci. Gli altri li avevo dimenticati. Erano passati tanti anni.

Non sapevo cosa avesse fatto Mario. Quando scoprii di cosa era accusato, rimasi scioccata. Veramente era capace di tanto? E ammesso che fosse stato lui, come aveva fatto a organizzare un’operazione così complessa? Lo consideravo un ragazzino, uno con troppi sogni da non riuscire a tenerli chiusi dentro la testa, non avrei mai pensato che potesse impugnare un’arma. Ebbi paura, all’inizio.



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