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autore:Unknown
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2019-04-16T16:00:00+00:00


La guerra spagnola

Non esiste nessuna prova che Pio XI abbia conosciuto ed approvato in precedenza l’intervento di Mussolini nella guerra civile spagnola, sebbene sia difficile ammettere che non ne sia stato informato. Certo è che quell’intervento avvenne alla luce del sole per due anni e mezzo, e che dal primo all’ultimo giorno di quell’intervento il Papa e l’alto clero in Italia e in tutto il mondo favorirono quel partito, in favore del quale Mussolini intervenne colle armi. Quella collaborazione fu così clamorosa allora ed è tuttora così presente alla memoria di tutti, che non mi è necessario scippare carta e inchiostro a dimostrarla.

Io ho innanzi a me il Corriere della Sera, del 10 gennaio 1938. Mussolini premia i vincitori del concorso nella battaglia del grano. 60 arcivescovi e vescovi e 2000 parroci e preti sono convenuti a Roma per prendere parte alla cerimonia. La battaglia del grano non ha nulla a vedere con questioni religiose o morali e nulla vieta ad arcivescovi, vescovi, parroci e preti di ricevere premi dalle mani di Mussolini anche se quelle mani grondano sangue abissino, sangue spagnolo e sangue italiano. Ma quegli arcivescovi, vescovi, parroci e preti non si contentano di ricevere i premi. Domandano e ottengono un’udienza per loro soli dopo la cerimonia comune. Preceduti da bandiere portate da sacerdoti decorati di guerra o da cappellani militari, vanno a fare omaggio non solo alla tomba del Milite Ignoto, ma anche all'Ara dei Caduti per la Rivoluzione Fascista e al ceppo che commemora il grand’uomo Arnaldo Mussolini. Quando sono ammessi a Palazzo Venezia, arcivescovi e vescovi incedono in testa al corteo. All'apparire del duce «l’ovazione dei convenuti si innalza potente e dai petti degli ecclesiastici prorompe calorosissima schietta, vibrante l’invocazione: duce, duce, duce... La massa degli ecclesiastici in piedi, acclama fervidamente». L’arcivescovo di Udine, Monsignor Nogara, legge un indirizzo in cui certifica che «il Governo fascista saggiamente provvede al benessere del popolo, alla sicurezza e alla grandezza della Patria» mediante la battaglia del grano. «Duce! Avete vinto tante battaglie. Avete vinto anche la battaglia del grano! Vi assista il Signore. Noi lo pregheremo che vi conceda di vincere tutte le battaglie che voi sapientemente ed energicamente dirigete per la prosperità, la grandezza e la gloria dell’Italia cristiana, di questa Roma dov’è il centro del Cristianesimo, di questa Roma che è la capitate dell’Italia imperiale». Cessato l’entusiasmo, parla il parroco Don Menossi. Costui presenta al duce un ordine del giorno votato prima del ricevimento nel quale i sacerdoti premiati hanno affermato la «patriottica volontà di collaborare con gli organi del regime... così per la vittoria del grano, come per la conquista dell’Impero, e tutte le mete autarchiche dal duce indicate... perché l’Italia sia spiritualmente, economicamente e militarmente pronta a difendere la sua pace contro gli eventuali nemici della sua grandezza imperiale... Il clero del fronte autarchico è con indefettibile devozione a disposizione del duce, fondatore dell'Impero, per la grandezza e prosperità del popolo italiano». Finita la lettura dell’ordine del giorno Don Minossi continuò: «Scenda su di



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