Panikkar by Maciej Bielawski

Panikkar by Maciej Bielawski

autore:Maciej Bielawski [Bielawski, Maciej]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Dialogo inter-religioso, identità, confucianesimo, trinità, teologia, multilinguismo, antropologia, cosmoteandrismo, Cristianesimo, buddhismo, mistica, globalizzazione
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2013-01-07T23:00:00+00:00


5. Con Abhisiktananda a Gangotri e Arunacala

Durante il suo quinquennale soggiorno romano Panikkar mantenne un contatto con l’India e in particolare con padre Henri Le Saux. Abhisiktananda era per lui un punto di riferimento, un esempio concreto quando pensava e parlava di dialogo cristiano-hindu. È a Le Saux che indirizzò la giovane Bettina Bäumer perché potesse concretamente “vedere” come si attuava esistenzialmente l’incontro tra cristianesimo e induismo. Non saprei dire in quale misura Abhisiktananda conoscesse le difficoltà in cui Panikkar si trovava, ma suppongo che almeno qualcosa venne a sapere. Forse fu per mera coincidenza o forse no, ma il dato di fatto è che, appena Raimundo arrivò in India alla metà di marzo del 1964, fermandosi a Varanasi, anche il monaco bretone si diresse verso nord dal suo Abram di Shantivanam nel Tamil Nadu, e il 20 marzo già si trovava a Uttarkashi, alle pendici dell’Himalaya. Non è dunque da escludere che i due si siano incontrati a metà marzo nel nord dell’India, e mi piace pensare che forse proprio Henri Le Saux abbia dato a Panikkar il benvenuto in questo paese, ammorbidendo con la sua presenza almeno il primo impatto.

A ogni modo, tra incertezze ed emozioni, in cerca di casa e aspettando il verdetto riguardo la cattedra presso la BHU, due mesi dopo il suo arrivo in India Panikkar partì da Varanasi per il nord, raggiungendo il 19 maggio Uttarkashi dove venne accolto da Abhisiktananda. Ambedue si fermarono per quasi due settimane in una capanna sulla riva del Gange. Forse Panikkar poté finalmente sfogarsi con qualcuno che lo avrebbe capito. Le Saux era passato attraverso diverse peripezie interiori e, dilaniato dalla doppia attrazione verso il mondo cristiano e quello hindu, aveva sperimentato anche una difficoltà esteriore tipica dei religiosi (che Castelli, ad esempio, non avendola provata, non avrebbe potuto comprendere).

Ricordiamo che Abhisiktananda, essendo benedettino, apparteneva originariamente al monastero di Sainte-Anne a Kergonan in Bretagna ed era stato mandato, nel lontano 1948, in missione ad aiutare Jules Monchanin nella fondazione dell’Abram di Shantivanam. Ma quando Monchanin nel 1957 morì, Le Saux venne a trovarsi da solo, senza più la funzione di “aiutante”, scopo fondamentale del suo soggiorno in quell’India che però non si sentiva di lasciare. Per circa un anno rimane “in sospeso” aspettando il permesso del suo monastero, che doveva essere confermato anche dal Vaticano secondo il diritto canonico. In tale scomoda situazione prese pure in considerazione la possibilità di “mollare tutto”, cioè la sua appartenenza istituzionale alla Chiesa Cattolica, pur di rimanere in India, dove si sentiva chiamato. Finalmente il permesso, la cosiddetta “esclaustrazione”, ovvero la possibilità per un monaco di vivere fuori del monastero, arrivò e Abhisiktananda rimase in India fino alla fine della sua vita. Spesso nelle monografie dedicate a questo monaco si parla molto della sua tensione interiore tra cristianesimo e induismo, Trinità e advaita, tra l’appartenenza all’istituzione e il desiderio di andare “oltre”, tensione che gli aveva procurato non poche sofferenze. Ma non bisogna dimenticare che Le Saux conosceva molto bene anche le “angosce” proprie di ogni religioso cattolico, dovute ai legami con le istituzioni ecclesiali.



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