Pedala! by Davide De Zan

Pedala! by Davide De Zan

autore:Davide De Zan [De Zan, Davide]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858519004
editore: Piemme
pubblicato: 2017-11-29T16:00:00+00:00


15

LA VERSIONE DI GIMONDI

«Chi crede che io sia arrivato facilmente alle mie vittorie, non sa quanta sofferenza mi siano costate.»

EDDY MERCKX

«Con Merckx in circolazione non potevi sbagliare nulla: al primo errore “quello là” ti bastonava senza pietà. Il Giro del 1968 fu per me uno smacco terribile da accettare, e si consumò in quel modo, oltre che per la sua indiscutibile forza, anche per le pressioni che vennero esercitate su di me. Fu un errore imperdonabile! Perché io ero un corridore che non aveva bisogno di queste cose, ero già piuttosto carico di mio, e anzi, più mi lasciavi tranquillo e meglio era.

Invece la sera prima della tappa delle Tre Cime di Lavaredo la mia stanza venne invasa da persone che continuavano a dirmi di attaccare e di non guardare in faccia a nessuno. Addirittura, quando già stavo per mettermi a letto, entrò uno dei fratelli Salvarani – i miei sponsor – a spappolarmi i maroni: “Domani devi fare una grande corsa, lo devi mettere in difficoltà, sotto pressione, la tappa è adatta a te” mi diceva. Io sentivo la responsabilità della corsa, la vivevo già intensamente, da solo, senza bisogno che nessuno ci mettesse il carico. Così quella notte, dopo tutte quelle sollecitazioni inutili e fastidiose andai a dormire pieno di pensieri.

La tappa del giorno dopo si trasformò in un calvario. Faceva freddo e a un certo punto in salita andai in crisi. Non era una crisi come le altre, non mi sentivo stanco, sfinito, semplicemente non riuscivo a respirare bene. All’improvviso ero come bloccato. Non mi facevano male le gambe, come era successo in altre occasioni, ero andato in tilt di testa.

Era una sensazione stranissima, non riuscivo ad avere ricambio d’aria. Facevo dei respiri corti e veloci, come i cani bulldog d’estate quando fa caldo. Quel giorno la tensione emotiva mi giocò il più brutto scherzo della mia carriera. Quando in salita ti ritrovi in quelle condizioni, evitare il naufragio è veramente difficile. Mi aggrappai al manubrio della bicicletta, e con tutto l’orgoglio che avevo in corpo cercai di resistere, ma alla fine, su quelle pendenze maledette, lasciai quasi nove minuti. Fu un vero peccato perché sono sicuro che senza quel momento di impasse sarei riuscito a rimanere con Eddy almeno fino alle rampe conclusive di quella tappa durissima. Certo, lui era più scattista di me. Io ero un diesel che ci metteva del tempo a carburare mentre lui riusciva a produrre quelle accelerazioni che erano terribili da contrastare. Quel giorno persi il Giro d’Italia, anche se alla fine riuscii comunque a salire sul podio e a classificarmi terzo alle spalle di Merckx e di Adorni.»



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