PERLA DELLA LUNA: Fiabe e avventure fantastiche (Italian Edition) by Arduino Rossi

PERLA DELLA LUNA: Fiabe e avventure fantastiche (Italian Edition) by Arduino Rossi

autore:Arduino Rossi [Rossi, Arduino]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2020-02-18T05:00:00+00:00


FULMINI

Il ragazzino si svegliava sempre all'alba, quando le rocce dei monti erano rosa, viola, rosse.

Egli era alto e robusto per la sua età, forte e pieno di energia da vendere: voglia di lavorare ne aveva parecchia e non vedeva l'ora di apprendere un mestiere.

Suo padre gli diceva: -E' presto! Non avere fretta, avrai tutto il tempo che vuoi per diventare gobbo per gli sforzi, per i carichi pesanti sulle spalle, con il sudore per il sole, le braccia stanche per il troppo uso della zappa e della scure!-

Alberto allora sfogava la sua esuberanza, correndo nei campi, nei prati, nei boschi folti e zeppi di sterpaglie, di rospi, di serpenti, di spine.

Era come uno scoiattolo e non c'era avvallamento, fessura, grotta, cespuglio che non conoscesse: sapeva dove si celava la volpe e dove la gazza nascondesse i suoi tesori, dove il vento era così prepotente da strappare tutte le foglie e solo l'erba, bassa e secca, resisteva.

Le sue fughe duravano sino a sera: si nutriva con i frutti del bosco, con le uova degli uccelli, con le castagne che i contadini gli regalavano.

Egli era instancabile e i valligiani gli chiedevano un aiuto per brevi faccende, così si guadagnava anche qualche fetta di pane e un po' di companatico.

Anche per i vestiti era indipendente: c'era sempre qualche straccio smesso che anche i più poveri gettavano e Alberto li raccoglieva, li rammendava, li lavava.

Era bravissimo anche come sarto e sapeva accomodare alla perfezione strappi, lacerazioni, coprendo con stoffa adattata le parti lise.

Era il figlio della montagna ed era amato da tutti.

Alberto aveva un solo capriccio, una fissazione che non lo lasciava in pace: raggiungere la vetta del Diavolo, la montagna che dominava la vallata.

Era un ammasso di sassi, pietroni, sterpaglie, aridità e sterilità, neppure le capre vi salivano per pascolarvi.

La cima aguzza e spesso avvolta dalle nuvole era martoriata da tutti i temporali della regione: i fulmini di inaudita violenza frantumavano le sue pietre; gli scrosci scavavano canaloni, che biancheggiavano come ferite sul dorso della montagna.

Il fenomeno più strano, che aveva sempre attirato la curiosità di Alberto e aveva stuzzicato la sua fantasia, era quello delle saette durante l'aurora: il cielo restava sereno o con nubi rare e per circa mezz'ora lampi, scoppi, scintillii, fumi e bagliori partivano dalla vetta.

I montanari dicevano che quelli erano i fuochi dell'inferno e il Diavolo in persona si era posto lassù per forgiare i suoi forconi.

Pareva proprio l'officina gigantesca di un fabbro ferraio, ma l'eventuale artigiano non si scorgeva.

Era una faccenda troppo interessante perché Alberto la lasciasse così, senza una risposta certa; commentava: -Sarà Satana, o qualcun altro! Comunque io non posso accontentarmi delle spiegazioni di gente che trema all'idea di arrampicarsi sino alla vetta!-

Un vecchio pastore affermava di essere stato all'alba tra quei fulmini: narrava che c'era un'enorme roccia dalle sembianze umane e questa diventava viva.

I fulmini la colpivano sino a renderla rovente, in un rosso vivace e questa iniziava a muoversi, colorandosi e agitandosi come un essere umano.

Era il Diavolo? Era qualche spirito della montagna?

Alberto



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