Pier Paolo Pasolini. Polemica Politica Potere by Gideon Bachmann

Pier Paolo Pasolini. Polemica Politica Potere by Gideon Bachmann

autore:Gideon Bachmann [Bachmann, Gideon]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2015-10-01T22:00:00+00:00


Ideologia e poetica8

B – Non ho delle idee precise. Un giornale tedesco mi ha chiesto di fare il punto sul momento attuale di due o tre artisti importanti italiani [...] e allora gli ho suggerito di parlare con te. Il nostro non deve essere necessariamente un ragionamento sui dettagli, meglio se ci manteniamo sul generale. Naturalmente i giornali tedeschi si interessano al tuo antifestivalismo e a certe posizioni politiche, quindi se ne potrebbe parlare per chiarire il tuo atteggiamento. L’altra cosa che mi interessa, e di cui non abbiamo mai parlato, è questo gruppo di film che stai facendo. Infine vorrei sapere qualcosa del significato del tuo lavoro nello sviluppo della personalità. Non ho domande più precise da fare.

P – Tu sai che io non sono uno che cominci a chiacchierare dal nulla. Separami le domande.

B – Come prima cosa – così la eliminiamo subito – parlami del tuo coinvolgimento politico come regista, come persona di rilievo della cultura italiana che ha delle cose da dire e che può indirizzare lo sviluppo di certe idee nella popolazione.

P – Sì, ma sono in un momento di totale scetticismo e pessimismo. Ho visto passare una vita intera. Avevo un futuro e questo futuro sta cominciando a essere passato. Sarei proprio uno sciocco se avessi ancora certe illusioni. Non credo si possa fare niente in senso politico, in qualsiasi senso. L’unica cosa che resta è sperare in una serie di rapporti pragmatici con il numero più alto possibile di singoli. Non credo in un lavoro aprioristicamente sociale, mondano, organizzato: non ci credo più. Benché non ci creda, continuo ad agire, a comportarmi socialmente come se ci credessi. Se c’è un problema vivo, vero, reale – una lotta sindacale, una lotta per gli enti di Stato, una lotta per una cosa sciocca, come i festival – io partecipo e do il mio contributo come ho sempre fatto seguendo una certa ideologia e una certa posizione politica. Lo faccio, però a essere sinceri non ci credo più.

B – È l’esito di una tua evoluzione?

P – Non credo di poterlo spiegare come esito: è una tensione da cui nasce qualcosa che è sempre al di fuori dei nostri progetti. Qualcosa di molto minore, di molto inferiore. Si ottiene quello che umanamente è possibile ottenere: dei piccoli avanzamenti che non sono mai definitivi perché si può sempre regredire. Abbiamo tanto lottato per arrivare a certe cose e adesso col governo Andreotti si va indietro. Finché si è giovani o uomini nell’età piena ci si può anche credere, ma sarebbe sciocco se io dicessi che ci credo ancora. Però mi comporto come se ci credessi. È una posizione stoica, precristiana. Semmai, e a questo credo ancora, siccome ho una vocazione ideologica più che politica, ho una vocazione artistica e letteraria e quindi sono quello che si dice un autore, credo molto nel concreto delle cose. Al suo limite questo concreto sfuma e si identifica con una forma di pragmatismo che io, razionalmente, non posso che condannare, perché so che pragmatismo ed empirismo sono pericolosi.



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