Pilgrim by Terry Hayes

Pilgrim by Terry Hayes

autore:Terry Hayes
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2014-01-09T23:00:00+00:00


Capitolo Quindici

I chilometri correvano via veloci. Passai davanti a uliveti e minuscoli villaggi bianchi di case cubiste; in lontananza, sulle colline, avvistai mulini fatiscenti che una volta i contadini usavano per macinare la farina, ma l’unica cosa di cui avevo bisogno non si vedeva all’orizzonte nemmeno a pagarla oro.

Cercavo un angolo dove fermarmi senza destare sospetti, il genere di posto dove avrebbe potuto sostare un agente dell’FBI appena arrivato per godersi il sole e controllare i messaggi sul telefono. Parecchi chilometri dopo un villaggio più grande con una piccola moschea e un fiorente mercato agricolo, che sembrava rimasto immutato nei secoli, svoltai e vidi un caffè con vista panoramica. Avevo raggiunto la costa.

Entrai nel parcheggio del caffè, mi fermai a debita distanza dalle terrazze all’aperto e ignorai la vista. Scesi dall’auto, accesi il cellulare e mentre guardavo lo schermo come se stessi controllando i messaggi continuai a girare intorno alla Fiat. Era una farsa, una messinscena nel caso che mi stessero seguendo. Sapevo che non ci sarebbero stati messaggi: in realtà stavo caricando un programma che i tecnici di Langley mi avevano installato nel telefono. In prossimità del bagagliaio il cellulare cominciò a emettere dei bip che diventarono più forti. In qualche punto dentro il cerchione della ruota posteriore destra, a cui immaginai si accedesse dal portabagagli, i miei amici del MIT dovevano aver installato un trasmettitore per localizzarmi. Volevano sapere dov’ero – niente di strano – ma provai una placida soddisfazione per il modo in cui avevano eseguito il lavoro. Come vi potrebbe dire qualunque agente esperto, è molto più facile sbarazzarsi di un’auto che di una spia.

Contento di viaggiare in solitario, spensi il telefono, tolsi la batteria, infilai il tutto in tasca e mi voltai a guardare il panorama. Non c’era da stupirsi che il caffè fosse gremito: le colline frastagliate precipitavano nelle acque dell’Egeo e tutta Bodrum si estendeva sotto i miei occhi. Era tardo pomeriggio, il sole bagnava i porticcioli e le due baie che abbracciavano la città, la luce colorava le mura di uno splendido castello quattrocentesco costruito dai crociati. Si ergeva sul promontorio in mezzo alle due insenature. Mi ricordavo il nome: era il Castello di San Pietro.

Erano passati più di dieci anni dall’ultima volta che ero stato lì e la città era cresciuta e cambiata, ma ciò non impedì ai ricordi di affollare la mia mente. Per un attimo tornai il giovane agente che guardava le luci degli hotel di lusso danzare sull’acqua e ascoltava la musica dei locali saturare l’aria notturna. Come era potuta finire in modo tanto disastroso una missione che aveva avuto un inizio così promettente?

Cercai di scacciare quel ricordo e mi avvicinai a uno dei tanti cannocchiali. Inserii alcune monete e vidi con stupefacente precisione le costose dimore abbarbicate sulle scogliere e, ancorati al largo, certi yacht vistosi, troppo grandi per i porticcioli del Mediterraneo o dell’Egeo. Passai oltre e puntai più in alto, finché su un promontorio individuai una villa solitaria circondata da un grande giardino.

Aveva più di



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