Populismo e stato sociale by Tito Boeri

Populismo e stato sociale by Tito Boeri

autore:Tito Boeri [Boeri, Tito]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, Public Policy, Economic Policy, i Robinson / Letture
ISBN: 9788858129968
Google: gCclDwAAQBAJ
editore: Gius.Laterza & Figli Spa
pubblicato: 2017-06-06T22:00:00+00:00


3. Meglio affrontare i problemi

alla radice anziché inseguire i populisti

Il populismo offre, come si è visto, risposte sbagliate ai problemi da cui trae la propria forza. Di più: induce a pensare che i problemi più spinosi possano essere risolti semplicemente sostituendo i politici corrotti con rappresentanti del popolo, che possibilmente non abbiano alcuna esperienza di governo.

Il modo migliore di evitare nuove cocenti delusioni a chi oggi, quasi per disperazione, è disposto a scommettere su persone di cui non si sa nulla, tranne che apparentemente “sono come noi”, è affrontare i problemi alla radice anziché accettare le libere associazioni della propaganda populista. Bisogna rimuovere quelle iniquità che trasmettono all’opinione pubblica l’immagine di una classe dirigente corrotta che pensa esclusivamente ai propri interessi. Dimostrare nei fatti che le regole dello stato sociale si applicano anche a chi ha posizioni di potere. Bisogna poi rispondere in modo convincente alla richiesta di protezione, separando i problemi dello stato sociale da quelli dell’immigrazione. Si tratta di due problemi disgiunti, che vanno affrontati a un differente livello di governo. Il problema dello stato sociale riguarda principalmente le singole giurisdizioni nazionali. Quello dell’immigrazione è un problema che non può che essere affrontato a livello europeo.

Nei singoli paesi è importante che avanzi la riforma dei sistemi di protezione sociale, nella direzione di renderli sostenibili di fronte alle grandi sfide di questo secolo, dalla globalizzazione al cambiamento tecnologico. I sistemi di protezione sociale europei sono stati costruiti soprattutto per rispondere a crisi temporanee, imposte dal ciclo economico. I sussidi di disoccupazione consentono a chi perde il lavoro di cercare un impiego alternativo, evitando che si impoverisca fin dal giorno dopo il licenziamento. In questa loro funzione sociale i sussidi di disoccupazione hanno anche un ruolo importante dal punto di vista macroeconomico: impediscono che la crisi diventi più profonda e più duratura evitando che si metta in moto un circolo vizioso di calo ulteriore della domanda di beni prodotti dalle imprese e di distruzione di posti di lavoro.

Analogamente, strumenti che sussidino riduzioni dell’orario di lavoro come la Cassa Integrazione Guadagni sono adatti per recessioni relativamente brevi: tengono i lavoratori attivi e impediscono alle imprese, temporaneamente in difficoltà, di perdere il capitale umano accumulato, una forza lavoro che nel tempo ha imparato a fondo il proprio mestiere e che sarebbe difficile sostituire con altri lavoratori una volta che la recessione è finita.

Prestazioni sociali di questo tipo non possono però gestire crisi strutturali, che per lunghi anni o addirittura per sempre rendono obsolete certe lavorazioni o le spostano in altre parti del mondo. Di fronte a sfide di questa portata i sussidi di disoccupazione, inevitabilmente di durata limitata, sono, alla lunga, un’arma spuntata. I trasferimenti in costanza di rapporto di lavoro possono addirittura rivelarsi controproducenti, legando persone a lavori e imprese che non hanno prospettive.

Per trasformare la protezione sociale ciclica in protezione sociale strutturale bisogna pensare a strumenti che facilitino la ricollocazione professionale, il cambiamento di lavoro, anche quando questo comporta inizialmente un salario più basso di quello avuto in precedenza e un posto sulla carta “meno sicuro”.



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