Quando si pensava in grande by Rossana Rossanda

Quando si pensava in grande by Rossana Rossanda

autore:Rossana Rossanda [Rossanda, Rossana]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


9.

Paul Sweezy

Gli Stati Uniti non lasciaranno il Vietnam, rischiano la perdita di egemonia

IL MANIFESTO, 29 luglio 1971

ROSSANDA Possono uscire dall’Asia gli americani? Secondo te, quali possibilità ci sono che Nixon accetti le condizioni poste dalla Cina per la normalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti?

SWEEZY Secondo me nessuna. Non credo che Nixon sia disposto a ritirare le truppe dal Vietnam; sbaglierò, ma per il momento è la mia opinione. Non credo neppure che ritirerà il sostegno a Chiang Kai-scek. Credo che la mossa verso la Cina sia essenzialmente tattica, in vista delle elezioni. Quel che farà dopo le elezioni, non lo sa neanche lui; è un politicante abituato a non guardare oltre l’orizzonte di mesi.

ROSSANDA Si ritiene in Europa che gli americani, sapendo di aver perduto nel Vietnam, tentino di uscirne «salvando la faccia».

SWEEZY Su che si fonda la tesi che gli americani non possono restare nel Vietnam? Secondo me, ci resteranno, anche pagando un prezzo molto alto, finché glielo consentirà la situazione interna degli Stati Uniti. Potranno ritirare le truppe di terra e sostituirle con l’aviazione; i vietnamiti non saranno, probabilmente, in grado di sloggiarli.

ROSSANDA Forse i vietnamiti non possono sloggiarli, ma gli americani non sono in grado di vincere i vietnamiti.

SWEEZY È vero che non possono vincere, ma possono definitivamente perdere. E non vogliono. Se escono dall’Indocina, le conseguenze politiche su tutto l’impero americano saranno enormi. È per questo che ogni volta che questa ipotesi si è presentata, hanno arretrato sempre. E continueranno ad arretrare finché la situazione interna americana non li obbligherà a saltare il fosso. La storia dimostra che un impero può tollerare una guerra permanente alle sue frontiere, finché non sono minati i suoi equilibri interni.

ROSSANDA Ma non è la guerra del Vietnam che provoca una loro crisi interna, economica e politica?

SWEEZY Io mantengo la tesi che le spese militari sono un elemento essenziale della stabilità americana, se di stabilità si può ancora parlare. E se se ne può parlare meno d’un tempo, non è stata la guerra del Vietnam a costituire l’elemento determinante. Alienando i giovani e certi strati direttamente colpiti, ha esacerbato una crisi che esisteva prima e indipendentemente da essa. E di fronte alla quale Nixon, come Johnson, gioca di volta in volta in modo diverso la carta del Vietnam. Il viaggio di Nixon in Cina fa parte di questo gioco.

ROSSANDA Ma questa mossa gli può costar cara sia all’interno che nei confronti dei suoi alleati, da Chiang Kai-scek al Giappone. Non è piú verosimile pensare che, di fronte al fallimento del tentativo di isolare la Cina, gli Stati Uniti si vedano costretti a mutar politica in Asia?

SWEEZY Non è da escludere. La Cina resta il loro nemico principale, ma anche Roosevelt fu costretto a riconoscere l’esistenza dell’Unione Sovietica. Questo però non cambiò nulla della politica americana; ci furono fasi di normalizzazione, poi di alleanza, poi di Guerra fredda, e rischiò di diventare calda.

ROSSANDA Il parallelo non mi sembra corretto. Nixon non può decidere, come Roosevelt con l’Urss di riconoscere la Cina senza pagare alcun prezzo.



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