Ragione funambolica by Pierangelo di Vittorio

Ragione funambolica by Pierangelo di Vittorio

autore:Pierangelo di Vittorio [Vittorio, Pierangelo di]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2021-11-22T15:02:48+00:00


Sospesi tra lo stesso e l’altro

Eraclito conteso: Platone, Ippolito, Hölderlin e Heidegger – Tra somiglianza e differenza – Abissalità del performativo – Verità atletiche – Le rapide di Herzog.

Proveremo ora a illustrare le coordinate e le poste in gioco di questa via di fuga, fermo restando che essa non sarà teorica, bensì pratica, sperimentale e riflessiva. Per fare ciò analizzeremo il dualismo dal punto di vista di una delle sue espressioni: l’analogia. Tuttavia, invece di considerare l’analogia come una particolare figura retorica, o di passare in rassegna tutti i suoi diversi usi (matematica, fisica, diritto, linguistica ecc.), cercheremo di vedere come essa funziona alle frontiere fra la filosofia e la letteratura. In questo modo, lasceremo che l’analogia copra un campo più ampio, corrispondente in fondo a quello del discorso in generale (e quindi del pensiero, della razionalità). Seguendo la sua accezione più comune, per cominciare potremmo dire che l’analogia consiste nell’accostare due elementi eterogenei, facendo leva su un particolare rapporto di somiglianza scoperto fra essi e che, nel corso della comparazione, può portarci a scoprire altre corrispondenze, fino a dedurre un rapporto di somiglianza più generale fra gli elementi stessi.

L’analogia funziona dunque in modo un po’ paradossale: l’accostamento dei due elementi, pur essendo guidato dall’apparizione di una somiglianza, non è per nulla scontato, nel senso che la somiglianza non è immediatamente evidente, non è presupposta, non “precede” la scoperta che ne facciamo. In altri termini, la somiglianza si presenta prima di tutto come una “stranezza”: rispetto all’economia dei due elementi del rapporto, considerati nella loro identità statutaria, essa introduce uno straniamento, una sospensione della loro banale apparenza, del loro senso abituale. Giocando nel discorso questa “strana somiglianza”, l’analogia produce un’epoché. Insomma, pur funzionando sul registro della somiglianza – più la somiglianza fra i due elementi si intensifica, più il loro rapporto tende a farsi “sistematico” –, l’analogia è uno dei modi più comuni a nostra disposizione per trovare strano ciò che è ovvio, e quindi per pensare.

Da quanto detto, si evince inoltre che l’analogia ha un carattere “performativo”: la possibilità di accostare due elementi eterogenei si basa su un rapporto di somiglianza che non è garantito in partenza, ma si produce nel momento stesso in cui la somiglianza è scoperta o inventata. La somiglianza non precede l’atto analogico, ma “procede” con esso. Attraverso il gesto straniante di accostare cose disparate, una somiglianza può apparire stabilendo un nesso fra esse. In tal senso, l’analogia ha anche un tratto “sperimentale”, giacché si presenta come un’ipotesi di lavoro e funziona come una macchina di ricerca. Basta rovesciare il punto di vista e domandarsi: quante analisi sono basate sulla comparazione fra elementi eterogenei, dalla quale si sprigiona un’energia euristica? Quanti percorsi di ricerca sono delle macchine analogiche (Di Vittorio, Paci 2017d)? In ogni caso, sembra che l’analogia, pur essendo straniante, performativa e sperimentale, insista sempre e comunque sulla somiglianza. La questione allora è questa: che ne facciamo di quest’intensificazione della somiglianza e degli effetti che essa produce? A che ci serve l’analogia? Si tratta



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