Rapporto Sulla Probabilità A by Brian W Aldiss

Rapporto Sulla Probabilità A by Brian W Aldiss

autore:Brian W Aldiss
Format: mobi
pubblicato: 2009-10-14T13:58:55+00:00


PARTE TERZA

La casa e gli osservatori

Capitolo Primo

Joe Growleth tornò dal pranzo rinfrancato. Era arrivato ad una ferma conclusione: la loro mosca robot non era penetrata in un'altra dimensione o qualcosa di simile. Era entrata in qualche strano tipo di comunicazione mentale.

Questa conclusione soddisfaceva Joe in modo ottimale. La matematica dietro la realtà della mosca era complessa, e poteva essere che qui, finalmente, ci fosse il desiderato ponte fra il mentale e il fisico. Ritornò rallegrato nell'aria viziata della stanza e alzò lo sguardo al grande schermo.

Charlock e Corless stavano risalendo il pendio della collina provenienti dal padiglione. Ambedue indossavano impermeabili, dato che le nuvole sì stavano avvicinando ed era cominciata una pioggia fine. Sorridevano ed erano evidentemente in completa, armonìa.

«Allora, siamo d'accordo.» disse Charlock. «Noi qui abbiamo una frattura locale nella struttura dell'universo. Dev'essere chiaramente infinitesimale, altrimenti il mondo ne verrebbe schiantato. Così, attraverso questa anomalia, ci viene reso possibile vedere in un mondo subatomico… e di trovarlo sorprendentemente simile al nostro!»

«Soltanto una questione di scala,» disse Corless. «E chissà se anche noi stessi…» Si fermò. Alcuni pensieri erano troppo tremendi per esprimerli.

I due uomini si fermarono di fronte all'apparizione nell'aria. Guardarono attraverso la fotografia incorniciata sul tavolo in tempo per vedere Domoladossa ritornare allegro dal pranzo.

Domoladossa era arrivato ad una conclusione pranzando. Il Mondo di Probabilità A nascondeva la traccia verso altre probabilità oltre a quella. Una volta che avessero risolto l'enigma della sua natura, sarebbe stato possibile andarci di persona. Sedette e raccolse il rapporto, curioso di scoprire che cosa stesse facendo C, in agguato sopra il garage.

Perfino al centro della soffitta, sotto la linea più alta del tetto, era troppo basso perché C potesse camminare completamente ritto. Incurvò le spalle e proseguì fino in fondo alla soffitta, verso la facciata, dov'era sistemata una finestrella nella lastra d'asbesto. La finestra era quadrata, con i lati che misuravano mezzo metro. Due barre incrociate la dividevano in quattro lastre quadrate. Tre di queste lastre erano coperte di polvere all'esterno. La lastra inferiore sinistra si era rotta ed era stata rimossa del tutto. La finestra non era stata progettata per essere aperta. Il davanzale della finestra era a circa settantacinque centimetri dal pavimento; C andò ad accucciarsi accanto alla finestra, in modo che i suoi occhi guardassero oltre l'orlo del davanzale attraverso la finestra.

Nella mano destra teneva una fetta di torta da cui prendeva grandi bocconi.

Guardò fuori dalla finestra una strada. La strada correva verso sud-est. Sull'altro lato c'era un ampio marciapiede; un uomo alto che indossava una tuta nera e un cappello di feltro passò sul marciapiede, seguito a qualche distanza da due uomini in blu che portavano una barella su cui giaceva una bicicletta con le ruote a terra; il telaio della bicicletta era coperto di sangue. La superficie della strada era di una sostanza friabile scura. Alcune automobili passarono, quattro delle quali avevano nastri di seta nera legati ai radiatori.

La strada era delimitata principalmente da alti muri di mattoni, in genere sormontati da pezzi di vetro di bottiglia cementati, o da cancellate dalle punte aguzze, che stavano come spade puntate verso le nuvole.



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